2004-65 Un barcone chiamato speranza

Si mescolano
Con l’acqua del mare
Le mie lacrime amare.
Annaspo e affogo
In queste acque impietose.

Nel buio del mare
Finisce
il mio viaggio della speranza.

Non sono solo:
condivido la sorte
dei miei sfortunati fratelli.
Eravamo troppi.
Il barcone insufficiente.
I nostri angeli falsi
Sono già fuggiti.
Arriveranno tardi
Gli uomini della legge
italiani.

Siamo poveracci
Che muoiono nel buio.

Piango
Mentre muoio
sulla strada della speranza,
sulla strada
del paradiso europeo.
Non dovevo credere
Alle loro false promesse:
raggiungere l’Italia
sarà la tua salvezza.

Piango per me stesso
E la miseria che abbandono.
Piango soprattutto
Per la mia famiglia.

Ho speso tutto
Per un posto nell’arca…
la patria della speranza
sarebbe stata l’occasione:
avrei guadagnato molto
e li avrei strappati
dall’opprimente miseria.
La fame
Sarebbe diventata un ricordo.
Mai più la miseria.
Mai più la carestia.
Mai più le malattie.
Mai più
Avrei pianto
Per un figlio morto…

Questo barcone era l’arca…
Che stupido!
E’ divenuto la mia condanna!
Non dovevo fidarmi
Di chi commercia schiavi!
Sono stato cieco…
Quanto sono stato stupido…
Perdonatemi!
Perdonatemi figli miei
Per la fame che verrà…
Perdonami,
perdonami amore mio:
ti lascio contro il mondo,
ti lascio sola nel bisogno,
ti lascio sola nella miseria…

Annaspo e affogo
Nell’acqua scura del mare…
Vedo
delle luci in lontananza…
Arriveranno tardi:
ormai non ci riesco..
molte voci
sono ormai silenzio.
I miei muscoli
Non resistono allo sforzo…
Sono molte ore oramai
Che mi aggrappo alla vita.

Poi
mi accolgono
le profondità del mare.

Sono morto
Sulla strada della salvezza.

 

[N. 65 – 2004]

Data di creazione : 13 settembre 2004

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