Ho sognato di uccidere un grosso ragno,
esploso in una nube di gas nerastro,
e poi di ridere, ebbro, all’idea di promesse angoscianti
ma narrate con perizia tale
da sembrare lascive certezze di successo.
Si era al tramonto,
davvero,
e una coltre di indaco denso
serrava le nostre speranze in una morsa leggiadra
e nelle nostre ciotole di legno scavate
nella miseria e nel pianto
restava solo un pugno di riso bianco,
nemmeno molto,
ciò che bastava per un voto devoto
alla giovinezza splendente degli dei del calcio
o di reginette pudicamente svestite.
Ave a te, nostro sole,
chiniamo il capo al tuo cospetto,
a te che mai smetti di nutrirci con il tuo nettare fetido
o di banchettare con la nostra instabile dignità.
Banderuole, né più né meno:
saremo questo per te,
in festa al tuo passaggio tra cumuli di macerie
e tragedie appena nate.
[N. 10 – 2011]
Data di creazione : 03 marzo 2011