2011-14 Il salto (A Renato)

Dannata lucida rassegnata depressione,
dolore mascherato,
fissità nell’osservare il mondo
da una prigione del cuore.
Solitudine indotta,
dolore che rimarrà sconosciuto,
personalità ovattata,
spenta,
annullamento indotto.
E ritrovarsi di colpo ad arrancare
Confuso
dietro a un nuovo presente,
stringendo i cocci di una vita in frantumi,
allucinate visioni da bloccare a monte.
E poi la scelta.
Insopportabile il presente,
sensibilità infranta,
pensiero annientato.
E poi la scelta,
l’ultima, tremenda.
Il luogo, l’orario, la corda
e tutto scompare in un salto nel vuoto,
dolore soffocato, tremiti.
Cessa ogni cosa,
ogni respiro rassegnato,
l’amarezza per una prigionia non scelta.
Cessa ogni cosa,
tranne quel senso di desolante impotenza,
quelle domande che resteranno senza risposta.
Addio,
nemmeno questo,
neanche il tempo per stringersi la mano e salutarci,
Per rinnegare quel marzo maledetto,
l’origine di ogni distaccato delirio.
Mi rimane ora solo un vuoto dentro
e rassegnato dolore, pugni chiusi di rabbia
per un presente che poteva, doveva, esser diverso.
Mi spiace tanto,
mi spiace troppo,
mi lascia attonito scoprire
che non sempre splende il sole
sul futuro di chi soffre dentro,
che tutto finisce nel silenzio
umile
di un garage di periferia
terribilmente esposto alle chiacchiere bigotte
di sconosciuti avidi solo di un momento
per sparlare di ciò che per loro è alieno.

 

[N. 14 – 2011]

Data di creazione : 27 novembre 2011

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