2018-04 Muoviti fermo

Ogni volta mi piange il cuore.
La frequento da tempo
eppure
ancora mi parla come fossi straniero.
E io ancora ci resto male
nel respirare quest’aria sconfitta,
di sfatta rinuncia.
Ha le medicine in tasca
ma preferisce cadere a pezzi
in una babele di soluzioni.
Muoviti fermo, per cambiare senza cambiare.
In attesa
– chissà di cosa –,
incapace o timorosa
frenata dalla sua stessa inerzia.
La città della cenere e del mare,
del buon cibo e del turismo,
un paradiso che si crede purgatorio
e ci si convince talmente tanto
da ignorare di essere altro.
Come si può cambiare senza provare?
Crogiolandosi che altrove sia meglio
o che giunga da fuori la mano che consola,
un dittatore buono che a noi ci voglia bene,
che faccia molto
ma non chieda troppo,
che qui la guerra ci abita già,
nelle pieghe ipocrite di un tessuto ormai arreso.
Come se la cenere avesse ormai sepolto tutto,
soffocando il momento,
come se muoversi fermi sia un comandamento.
Ogni volta mi piange il cuore,
nel cercare e non trovare
tracce di reale cambiamento,
piccoli passi, rattoppi,
ma il resto è lasciato andare.
Passerà, prima o poi,
cadrà di nuovo la nostalgia
per i fasti ormai perduti
o forse mai avuti
di una terra a metà tra le culture,
rigogliosa e fiorente
di opportunità per la gente.
Però adesso è tardi ormai:
muoviti fermo,
riparliamone domani.

 

[N. 3 – 2018]

Data di creazione : 4 giugno 2018

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