Contratto a vita

Sedeva di fronte alla scrivania, intento ad esaminare il contratto che teneva stretto tra le mani.

Lo spirito era interamente composto di acqua e nebbia, le sue fattezze appena accennate sulla superficie liquida e fumosa che identificava il suo viso. Sedeva composto ma pareva teso e molto concentrato nella disamina del contratto.

Dall’altro lato della scrivania, colui che gli aveva proposto l’affare attendeva pazientemente: aveva tutto il tempo del mondo per stare ad ascoltarlo. E forse anche di più.

Dopo un poco lo spirito iniziò ad esporre i propri dubbi in merito a quanto riportato sul contratto in candida pergamena di nuvola.

Non se l’aspettava proprio.

Nossignore!

Una cosa del genere era assolutamente ridicola e improponibile!

Ma non poteva certo esplodere con improperi o, peggio ancora, bestemmiare. Pacatamente, ogni questione sarebbe stata risolta.

Doveva solo aver pazienza e stare calmo.

“Mi scusi..” incominciò a dire.

L’altro arcuò le sopracciglia e si inclinò leggermente nella direzione dell’interlocutore.

“…ma qui praticamente non c’è scritto quasi nulla!”

Lui, che evidentemente si era sentito muovere quella critica migliaia e migliaia di altre volte, sospirò e poi rispose.

“Beh…in fondo è quello che proponiamo a tutti quanti. Immagino si aspettasse…posso darle del tu, vero? Immagino ti aspettassi qualcos’altro. Però, credimi, quello che tieni tra le mani è il contratto che ti avevo promesso. Né più né meno”.

Lo spirito appoggiò il foglio sul tavolo girandolo in modo che il vecchio seduto di fronte a lui verificasse le sue parole.

“Allora ci dev’essere stato un errore in fase di stampa: qui non sono riportati che poche informazioni anagrafiche. Se vuole controllare…”

L’uomo allora si aggiustò meglio gli occhiali sul naso ed esaminò il foglio che lo spirito gli ritornava. Non gli era mai capitato di sbagliarsi e dubitava seriamente di aver commesso un errore.

In fondo, l’avrebbe di certo saputo.

Ma per scrupolo, e al contempo per rasserenare lo spirito che sedeva di fronte a lui, riesaminò il contratto.

Al termine della lettura ribatté la sua tesi: “Non ci sono errori: qui c’è tutto quello che avevamo concordato”.

Sorrideva benevolo.

L’essere d’acqua e nebbia parve non credergli. Sapeva con chi aveva a che fare, certo, ma non per questo avrebbe lasciato che venissero calpestati i propri diritti o che venissero meno gli accordi pattuiti.

“Allora non capisco. Davvero….Cioè, quello, quello sarebbe il mio contratto?”

“Sì” rispose calmo l’anziano dalla folta barba bianca.

“Cognome, nome, data e luogo di nascita, gruppo sanguigno, nome dei genitori e basta? Tutto qui?”

“Sì” di nuovo la stessa, pacata, risposta.

“Ma…”, lo spirito non poteva crederci che fosse tutto racchiuso lì, tra quelle poche parole dorate, “che ne è di tutto il resto?”

Dall’espressione del suo viso l’anziano sembrava non aver compreso esattamente la questione. In realtà, aveva capito perfettamente ma ugualmente preferiva che fosse lo spirito ad esternare i suoi pensieri e a scegliere quale comportamento tenere in sua presenza.

“Spiegati meglio, per favore”.

“Cioè, io mi sarei aspettato pagine e pagine di condizioni, di tracce, di indicazioni, di nomi…non lo so, qualche informazione sul lavoro che dovrei svolgere…informazioni sulla mia famiglia…su come sarò…cose del genere, insomma! Credo sia un mio diritto saperlo. Altrimenti come crede che possa mettere una firma? Dovrei fidarmi, così, sulla parola?”

L’uomo non parve sorpreso da quanto gli sentì dire. Anzi, se l’aspettava visto che conosceva bene lo spirito che aveva di fronte.

Per cui prese tempo: si portò le mani alla nuca e si piegò sullo schienale della poltrona. A momenti avrebbe addirittura sollevato i piedi per appoggiarla sulla scrivania di cobalto ma poi cambiò idea. In fondo era in pigiama.

“Non capisco“ cominciò a dire “a cosa ti serve conoscere tutte queste cose? Così è molto più divertente, no? Non sapendo cosa puoi aspettarti la tua esperienza sarà qualcosa di unico, di totalmente sconosciuto e speciale.”

“Grazie tante!” lo spirito iniziava ad averne abbastanza. Si alzò e iniziò a muoversi avanti e indietro ad un passo dalla scrivania protestando: “e se poi mi tocca fare un lavoro che non mi piace o vivere in un posto in cui non vorrei stare?”

“E chi ti dice invece che non ti si prospetti il lavoro adatto a te o di vivere in un paradiso tropicale?”

“Appunto! Chi me lo assicura? Qui non c’è scritto nulla e per quello che ne so potrebbe andarmi male!”

“Beh, ma se anche capitassi male…” e nel pronunciare quest’ultima parola mimò con le dita le virgolette “…potresti lo stesso adoperarti per cambiare o trasferirti in un altro luogo, no?”

“Ma non è la stessa cosa, però!”

“Comunque c’è anche la possibilità che ti vada bene. Dopotutto nei primi anni della tua vita molto dipenderà anche dai tuoi genitori per cui non ho il potere di garantirti nulla…”

“Come non ha il potere di garantirmi nulla?”

Non ha tutti i torti, pensò il vecchio.

“Beh…diciamo che firmare quel contratto garantisce all’intestatario molta libertà. Ti è concesso di fare e di scegliere quel che ti pare senza che io possa farci niente in pratica”.

“Quindi, se ho ben capito, io potrei accettare e poi fare quel che mi pare? Senza più rendertene conto o cose del genere?”

“In linea di massima sì: è una condizione implicita del contratto. Non male, vero?”

“Non ne sono convinto…”

“Se proponessi a tutti dei percorsi preconfezionati, in cui tutto è già stabilito, nessuno firmerebbe. Credimi!”

“Quindi, se ho ben capito, questo contratto è bianco proprio per garantire che io possa essere o diventare quello che più mi piace?”

“In parte è così, in parte no… Vedi…” e dicendo questo l’uomo cambiò posizione sulla sedia e appoggiò i gomiti sulla scrivania per guardare meglio lo spirito che aveva di fronte.

Il suo volto ancora non era visibile né definito ma quello strano vecchietto già scorgeva quello che sarebbe stato.

“…tutto si basa sulla libertà di scelta che concedo ad ognuno di voi. E le scelte, come sai, sono spesso difficili da comprendere o da effettuare. Talvolta si sbaglia, talvolta si preferisce non scegliere. E ogni volta che si decide, qualcosa cambia. Anzi, qualcosa muta anche quando non si effettua una scelta per cui molto di ciò che sarai dipende anche da tutto quello che non farai, da ciò che sbaglierai e anche da ciò che non sceglierai”.

Lo spirito rimase un attimo in silenzio, soppesando quanto gli era appena stato detto da quel nonnetto misterioso e antico come il tempo.

“E ti dirò di più! Molto di ciò che sarai dipenderà anche dagli altri e da cosa sceglieranno o eviteranno di fare per te!”

“Non ho garanzie, quindi…” constatò amaramente lo spirito.

“No” negò dolcemente l’uomo ”non ho detto questo. Ti ho garantito un’esistenza unica. E ti ho concesso la libertà di scegliere o di rifiutare ciò che la vita ti porterà ad affrontare. Il resto dipende da te.”

“Uhm…capisco…E io come sarò?”

“In che senso?”

“Sarò bello? Alto? Oppure sarò grasso? Magro…”

“Non ti preoccupare di questo, perché sarai bello e brutto al contempo, più alto di qualcuno e più grasso di altri…tutto è relativo, insomma”.

Il nonnetto in pigiama sorrideva ora.

Ma lo spirito di fronte a lui non sembrava ancora convinto.

“Però questo non mi aiuta molto. Anzi, mi rimangono un sacco di dubbi. So solo che sarò un maschio. Almeno può dirmi se sarò felice?”

L’altro prese tempo mentre si sistemava meglio il cappellino triangolare dai colori cangianti che aveva sospeso –  sospeso, non appoggiato – sul capo.

“Mi spiace essere vago anche su questo punto ma quello che posso dirti è che sarai felice e anche triste, conoscerai la gioia e il dolore…”

“Ecco, lo sapevo! Maledizione!!”

“Cosa?”, chiese perplesso il vegliardo.

“Il dolore…”

“Beh, lo sapevi già che avresti dovuto soffrire un poco. Fa parte del patto, no?”

“Si, lo so. Però non vedo perché io debba patire se…ecco…”, lo spirito non sapeva come esprimere il concetto, “….beh, dopotutto si tratta di qualcosa di inutile, no? Non si potrebbero mettere delle postille sul contratto? In fondo…”

L’altro sorrise divertito.

“Perché? Ho detto qualcosa di buffo o di sbagliato?”, domandò l’essere di acqua e nebbia.

“No, no, anzi!”

“E allora perché sorride?”

“Per quello che hai detto sul dolore. Adesso magari non comprendi, però sappi che non è inutile di certo.”

“E a cosa servirebbe, allora?”

“Lo scoprirai”.

Lo spirito stava per perdere la pazienza: era venuto per protestare, per ottenere condizioni di incarnazione migliori e invece si sentiva preso per i fondelli. Quel dialogo era un costante gioco al mistero, piccole rivelazioni e numerose reticenze. Troppe.

“Non capisco, davvero non capisco. Passi che ancora non ho la benché minima certezza su ciò che sarò e su quella che sarà la mia vita, ma perché il dolore? Perché non potrei semplicemente vivere felicemente? Senza guai, malattie e sofferenze?”

Poi giunse il dubbio.

“Immagino, immagino che mi toccherà anche…come si dice…”

“Morire…” suggerì il vecchio “…eh, già…ti toccherà anche quello…”

L’altro soffocò un insulto ma la sua espressione e i gesti di stizza parlarono per lui.

“Senta, questo no. Assolutamente no. Non vedo proprio l’utilità di una simile cosa. Non mi dirà mica che è necessario?”.

L’uomo semplicemente annuì.

“Cazzate!”

Lo spirito si alzò di scatto e batté un pugno sulla scrivania.

Dio rimase un attimo interdetto, pensieroso e al contempo curioso di sentire cosa aveva da dire al riguardo quello spirito ancora vergine alla vita.

“Lei non sa cosa significa morire! Girano voci, dicerie, di strazianti agonie, di dolori indicibili. E’ contro ogni principio di buon senso!!”

“Ora calmati”, era un’affermazione non un ordine. Composto e pacato, l’onnipotente invitò lo spirito alla pace, a sedersi nuovamente.

“Che tu ci creda o no, so cosa significa morire. Perché…” per concludere la frase si sporse avanti, verso l’anima informe che stava al suo cospetto, “…l’ho creata io la morte.”

“Si ma…”

Ogni protesta venne stroncata sul nascere dalla successiva affermazione.

“…e si, l’ho anche sperimentata. Ogni volta che uno di voi nasce o muore, io nasco e muoio con voi”.

Questo parve tranquillizzarlo. Non sapeva ancora cosa significasse nascere o morire, ma la rivelazione del Creatore parve consolarlo un poco.

Anche lui allora?

“Almeno spero che sia una morte serena…”, riprese poi.

Ma non ottenne risposte.

Semplicemente Dio socchiuse gli occhi e fece spallucce. Avrebbe potuto rispondergli, certo, ma non sarebbe stato corretto.

“Quindi, se ho ben capito, non posso aver alcuna garanzia ulteriore”.

“Già”

Il Creatore incrociava le mani sul tavolo ora, lo sguardo rivolto al creato e all’agenda che teneva vicino alla destra. Aveva una strana smorfia sul viso: c’erano anche altre innumerevoli faccende a cui avrebbe dovuto dedicare la sua divina attenzione ma non voleva far sembrare i dubbi esistenziali di un singolo spirito insignificanti.

E poi, gli era piaciuto.

Già, il ragazzo aveva il fuoco dentro. Di questo Egli era compiaciuto. Quella mattina era arrivato a lui con foga, l’aveva cercato con insistenza, con forza: addirittura aveva dovuto conclude la propria pausa caffè prima del tempo per parlarci assieme.

Ma ora doveva dedicarsi anche ad altre anime e, poiché lo spirito taceva mentre rileggeva il contratto e ripensava alle parole che si erano scambiati, parlò.

“Se non ci sono altre..”

Sincronizzato, lo spirito parlò con lui.

“Però, qua sul contratto dovrebbe esserci qualche informazione anche sul dopo morte o sbaglio?”

“Nessuna informazione, mi spiace.”

“Ma come? Tutti qui dicono che l’avete già stabilito dove andremo poi!”

“Forse si, forse no…chi può saperlo?”

“Lei…” suggerì lo spirito.

L’altro rise compiaciuto mentre si alzava e gli si affiancava mentre lo spirito ancora sedeva sulla morbida poltrona di nuvole.

“Allora, dimmi, cosa hai deciso? Pensi di firmarlo o no quel contratto?”

Lo spirito ci pensò su un poco. Era venuto con intenzioni bellicose, aveva strappato il Creatore sonnecchiante dalle macchinette del caffé per cercare di ottenere migliori condizioni di incarnazione ma non gli pareva di aver concluso granchè.

Tuttavia sentiva di potersi fidare, una consapevolezza che ora, osservandolo, cresceva con maggior forza in lui, una certezza che ad ogni istante si faceva più forte.

Quindi appose la propria firma.

Il vecchio sorrise, un sorriso luminoso, vitale. Poi gli tese la mano: “Ben fatto! Vedrai, sarà la più grande esperienza che ti capiterà di vivere! Ah, ah, capita la battuta?!”

Prendendo il contratto in mano aiutò lo spirito ad alzarsi per poi accompagnarlo all’uscita.

“Ora vieni, figliolo: ti accompagno alla vita!”

 

 

Data di creazione: 17 maggio 2006

Ultima modifica: 14 giugno 2008

NOTE

Racconto pubblicato sulle pagine dei seguenti portali web :

  • www.clubpoeti.it
  • www.i-racconti.it

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