Evocazione – Parte Prima: Prologo

Parte Prima

Prologo

 

Nella grande sala immersa nell’oscurità, Arezal attende in ginocchio mentre il suo Maestro termina di dare disposizioni agli altri generali.
L’Oscuro Signore ha in serbo un compito molto importante per il suo seguace prediletto: altri si sarebbero occupati di dar battaglia agli umani al posto suo.
Mentre attende che la sua nuova missione gli sia rivelata, lo stregone nero può osservare per l’ennesima volta la sala del trono. Una stanza enorme, maestosa e terrificante che ogni volta riesce a intimorirlo e, al contempo, incuriosirlo.
La sala del trono è una sorta di cupa caverna, fredda e glaciale, le cui pareti appaiono plasmate con la magia e col fuoco, rivestite di uno strano materiale vivente e pulsante. Sembra così vasta e vuota, eppure vi sono qua e là antichi artefatti appartenenti a religioni ormai perdute, inquietanti decorazioni in cui si scontrano demoni e mitiche creature, bianche candele a diffondere una fioca luce e un grande trono di cristallo nero, ornato di teschi, aculei e rubini su cui brillano rune di un linguaggio ormai dimenticato.
Arezal sta ancora osservando la sala quando l’Oscuro Signore gli si avvicina, possente nella sua figura ammantata. I suoi passi risuonano sicuri e decisi confondendosi con quelli degli altri suoi sottoposti, i comandanti del suo esercito di morte che, in silenzio, dopo aver ricevuto ordini e istruzioni, stanno lasciando la sala.
Ora è il turno di Arezal: una voce poderosa, simile al tuono, prorompe dalle oscure profondità del cappuccio che cala sul volto del grande signore del male impedendo alla luce stessa di rivelare le sue fattezze non riuscendo a penetrare in quell’eterno buio che sembra avvolgerlo e accarezzarlo.
“Ti affiderò il comando di un grande esercito: lo guiderai sino al Tempio dei Custodi!”

Nel silenzio della foresta si avverte solo il rumore sordo dei colpi di un’ascia: un possente barbaro del Nord è intento ad abbattere un’imponente abete rosso.
Ancora pochi istanti e il grande albero cadrà sotto i suoi colpi precisi e poderosi.
Più in là alcuni suoi compagni sono impegnati nel medesimo compito, intaccando con forza la corteccia di altri alberi, oppure intenti a lavorare i tronchi già abbattuti.
All’improvviso Shrogran, il massiccio guerriero conosciuto come Lupo del Nord, si immobilizza e smette di colpire, alza il capo e sposta una ciocca di capelli castani dalla fronte, la sua attenzione catturata da un movimento intravisto ai margini del bosco.
Silenziosamente, secondo un’abitudine consolidata durante le numerose battaglie a cui avevano partecipato, allerta un paio di suoi compagni che lo stavano scrutando già da quando aveva interrotto la sequenza di colpi al tronco dell’abete, ormai prossimo a cadere. Con un ultimo colpo d’ascia l’albero viene abbattuto e, per il momento, dimenticato al suolo.
I cinque si muovono furtivi e agili nella foresta, fieri barbari del Nord che per anni hanno calcato il suolo di quella foresta di conifere. Si muovono come un sol uomo, affiatati e uniti, pronti a intercettare i due cavalieri che il loro capo aveva scorto muoversi a gran velocità lungo il sentiero, apparentemente diretti al loro villaggio.
Non erano abitanti della zona: l’abbigliamento, così come gli stemmi sull’armatura leggere, li identificavano come soldati della città di Ancaria.
I due procedevano spediti, senza curarsi di destare troppa attenzione. Sembravano avere molta fretta e questo poteva significare solamente poche cose, considerando che negli ultimi tempi erano ben pochi i soldati che si erano spinti fin lassù, nelle selvagge regioni popolate dal barbarico popolo del Nord.
Forse stanno fuggendo da qualcuno, riflettè Shrogran, e quindi sarebbe stato saggio intervenire o quanto meno controllare la situazione prima che degenerasse e il loro villaggio venisse coinvolto.
Visti i tempi, la prudenza non era mai troppa. Da quando, a sud, erano cominciate le battaglie molti predoni e criminali si erano spinti verso le boschive regioni del nord, trovando rifugio nella foresta e agendo indisturbati, ben consapevoli che molti dei soldati erano impegnati al fronte.
E se invece non si trattava di banditi camuffati o di soldati inseguiti, allora molto probabilmente quegli uomini recavano notizie in merito alla guerra contro l’Oscuro Signore e all’avanzata dell’esercito nemico.
I suoi compagni lo osservavano in silenzio mentre Shrogran, lisciandosi la barba castana, nascosto dalle fronde degli alberi, valutava il da farsi.
Infine, ad un suo cenno, si mossero.

 

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Nota: l’immagine in evidenza è presa da Pinterest 

 

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