Fanzombi

E’ ritto di fronte allo specchio, osservandosi con aria compiaciuta si sistema il giubbotto in pelle nera e bianca che indossa sopra una polo in tinta unita di colore grigio. Sul retro, all’interno di un cerchio su sfondo bianco, il numero 69 fa bella mostra di sé. Non è il suo numero preferito e nemmeno quello che porta quando scende in campo negli stadi, semplicemente adora ricordare al mondo una delle posizioni che preferisce adottare quando ama.
Con le mani si aggiusta poi il ciuffo di capelli biondi che gli cade sbarazzino sulla fronte e, quando giudica di essere perfetto nell’immagine che vuole dar di sé, chiude gli occhi e inspira.
Trattiene il fiato per un paio di secondi continuando ad osservare il proprio riflesso con occhio critico e indagatore. E’ teso, preoccupato, ma all’esterno deve palesare solo un atteggiamento da vincente. Nessun timore, nessuna indecisione, ostentare sicurezza a tutti i costi. L’immagine prima di tutto.
Siamo né più né meno di ciò che appariamo, questo il suo credo mentre si crogiola voluttuosamente nel rimirare il proprio ego riflesso.
Qualche istante dopo espira e si osserva con rinnovata determinazione, piegando il viso ora verso destra ora a sinistra.
“Sono pronto”, confida a se stesso.
Finalmente esce dal bagno e scende al pian terreno con passo deciso e ben cadenzato, elegante nel portamento.
Mykk lo attende già da qualche minuto in abiti casual. E’ massiccio, più di Mr. Jeremy, muscoloso e dallo sguardo fiero. E’ una guardia del corpo, un ex militare dal viso squadrato e gli occhi piccoli e vivaci. Attende placido nei pressi delle scale che il suo cliente sia pronto per uscire e recarsi al lavoro. Nessun segno di impazienza, nessuna emozione, immobile e fedele unicamente teso a svolgere nel migliore dei modi la mansione a cui è preposto.
“Signore?”.
Un cenno di intesa del suo protetto, la guardia annuisce e subito i due si avviano verso la scala in rosa Portogallo che li condurrà nell’angusto scantinato dell’abitazione.
Non escono dalla porta principale: il rischio sarebbe troppo elevato.
Anche senza controllare dalle finestre o dallo spioncino del portone in spesso legno di castagno entrambi sono consapevoli che, all’esterno, numerosi fanzombi attendono. Occhi famelici, bocche impazienti e letali, esseri subumani mossi unicamente da istinti irrazionali.
Tramite un percorso segreto, nascosto da un pesante armadio a muro che occupa una delle pareti della stanza sotterranea, i due avanzano al di sotto della città.
Hanno percorso quasi cinquanta metri nella semi oscurità del tunnel quando Mykk appoggia le mani sui pioli di una scala metallica, perfettamente consapevole del luogo esatto in cui si trovano.
“Salgo a controllare”, spiega al proprio cliente.
Sollevando lentamente la grata che di fatto costituisce l’uscita del cunicolo, cauto, l’uomo sbircia all’esterno.
Osserva le strade, le case, i negozi: nessun movimento sospetto.
Tutto sembra tranquillo.
Ma l’uomo non appare ancora convinto per cui controlla nuovamente, cercando di scorgere qualche spostamento, ombre, indizi che tradiscano la presenza di coloro che stanno evitando.
L’auto che lui e il suo protetto dovranno utilizzare è a poche decine di metri, in perfette condizioni. Ogni giorno, al ritorno dal lavoro, la parcheggiano in un luogo differente, per depistare i subumani. Fortunatamente non è solo uno il modo di raggiungere la dimora di Mr. Jeremy: sono almeno cinque i cunicoli che partono dallo scantinato di casa sua e che conducono in posti differenti della città.
Mykk, con un cenno, segnala che la strada è sgombera. Solitamente almeno un’altra guardia del corpo attende nei pressi del veicolo, una precauzione in più che purtroppo quel giorno viene meno: Tiki, l’altro professionista al soldo di Mr. Jeremy oggi è in permesso per assistere al parto della propria primogenita.
Con cura meticolosa Mykk solleva la grata e si issa sulla strada. Fa attenzione a non produrre rumore eccessivo: devono essere rapidi e soprattutto silenziosi.
Mr. Jeremy sta ancora arrampicandosi sui pioli metallici quando, da dietro un angolo, un pallone di cuoio, da calcio, rotola per la strada.
Attimi di panico silente mentre i due uomini osservano quella sfera, quell’oggetto tanto familiare, percorrere qualche metro e poi fermarsi a ridosso del marciapiede deserto.
I due si guardano l’un l’altro, tesi.
Immediatamente comprendono di avere poco tempo a disposizione per cui, senza perderne ulteriormente, Mykk aiuta Mr. Jeremy ad issarsi fuori dal tombino:
“Dobbiamo sbrigarci”, lo incita con un filo di voce
Giungendo dalla stessa direzione da cui poco prima è rotolato il pallone due ragazzini appaiono sulla strada.
Come percependo l’odore di Mr. Jeremy, fiutando l’aria come piccole fiere fameliche, si voltano nella direzione dei due uomini. I loro piccoli occhi avidi si illuminano per un attimo e, eccitati, protendono le mani verso di loro.
Ora gridano agitandosi in modo scomposto, saltellando sul posto.
Rivoli di sudore freddo imperlano la fronte dei due fuggiaschi.
E’ la fine, pensano i due uomini, ci hanno visti, maledizione!
Urlando a gran voce i ragazzini attirano l’attenzione di altri dei loro simili:
“E’ qui!! È qui!!”
Come una mandria impazzita, svariati esemplari di subumani giungono da ogni dove, come se da sempre si trovassero lì, in attesa della loro preda.
Si muovono caoticamente, senza ordine, indemoniati. Gli occhi vitrei, le mani protese in avanti, avidi e bramosi.
Vociando e gridando si dirigono verso Mr. Jeremy sciamando come un branco di animali al pascolo.
Lui e la sua guardia affrettano il passo ma non riescono a raggiungere l’auto in tempo: manca ancora qualche metro quando un altro gruppo di fanzombi giunge a bloccar loro la strada.
“Corri, presto! Li tratterrò io!”
Afferma Mykk estraendo una Beretta 92 FS, che tiene nella fondina nascosta sotto alla giacca, e un Uzi 9 mm fino ad un attimo prima saldamente legata con lacci cuoio dietro alla schiena. Un rapido scambio di sguardi e silenziosa intesa tra i due: Mykk lancia la pistola a Mr Jeremy. Quindi, volgendo la propria attenzione al branco di fanzombi toglie la sicura e spara.
La canna metallica dell’Uzi vomita odio e pallottole, nessuno viene risparmiato.
Ma ugualmente la furia di metallo non basta a placare l’orda di subumani eccitati. Facendosi scudo con i corpi dei loro simili, maciullati dai proiettili, avanzano compatti e iracondi. La loro ostinata determinazione li sostiene, li sprona a perseguire con tutte le proprie energie un obbiettivo folle e irrazionale per raggiungere infine il loro idolo.
Infine i proiettili terminano e un nugolo di fanzombi si lancia alla carica riversandosi sulla guardia del corpo, inutile ostacolo. Non hanno interesse per lui, a dire il vero, tuttavia è uno scocciatore, un intralcio, un personaggio scomodo da eliminare per poter raggiungere il loro vero, unico, obbiettivo.
Ben presto Mykk viene trascinato via dalla massa, schiacciato sotto a decine e decine di fanzombi urlanti, affogato in un mare di corpi palpitanti.
Mr. Jeremy nel frattempo corre in preda al panico, cerca di distanziarli e di raggiungere un posto sicuro. Col cuore in gola attraversa strade desolatamente vuote per poi rifugiarsi in un vicolo a riprender fiato. Non sente più gli spari dell’Uzi di Mykk; le grida sconclusionate dei suoi nemici sembrano eco lontane ormai.
Sarò riuscito a seminarli?
Trattenendo il fiato, l’uomo si augura che sia davvero così come spera: rimane immobile, con i sensi all’erta, in attesa della conferma delle sue speranze, pronto a darsi alla fuga al primo cenno di pericolo.
Ha il fisico ben allenato ed è abituato a correre a lungo, tuttavia l’impatto emotivo per quanto accaduto gli fa contorcere le budella.
Non assoldare un’altra guardia per rimpiazzare Tiki si è dimostrata una follia.
Sono stato un idiota, cazzo. Non dovevo prendere la situazione tanto alla leggera, si rimprovera.
E invece l’aveva fatto e a causa di ciò si era fatto sorprendere dai fanzombi.
Mr. Jeremy impreca sommessamente constatando che, ora è completamente solo, separato dalla propria guardia del corpo. E terribilmente in ritardo per un’importante riunione con i vertici della società calcistica per la quale milita.
Dannazione, soffoca a denti stretti l’irritazione e la rabbia che prova.
Non gli rimane altro che muoversi cauto per non venir catturato da quei famelici subumani. Spera che la Beretta basti a difendersi da quei mostri che lo vogliono, lo bramano.
Mostri senza Dio!
E confida anche che Mykk sia ancora vivo, che torni da lui ad aiutarlo, a proteggerlo.
Ma in cuor suo sa che questo non avverrà.
La guardia – un brav’uomo davvero, fidato e leale -, si è sacrificata per lui. Evenienza che, in fondo, contratto alla mano, faceva parte del suo lavoro, della sua scelta di vita. Per questo si guadagnava da vivere.
Trascorsa una manciata di minuti, Mr. Jeremy reputa di esser riuscito a seminare i priori inseguitori. Guardingo si sporge dal vicolo e osserva la strada e gli edifici dei paraggi. Deve dirigersi verso est, non può rimanere fermo in quel vicolo in eterno.
Osserva attentamente la strada, sembra sgombra.
Attorno non scorge auto né altri veicoli ma, se è abbastanza fortunato, forse riuscirà a trovare il modo di raggiungere la sede della sua squadra senza correre altri rischi.
Non può usare il telefono: se lo facesse, loro se ne accorgerebbero. Sono disposti a tutto pur di tracciare gli spostamenti di uno come Mr. Jeremy.
La violazione della privacy in realtà è un concetto relativo, labile.
Dopo qualche minuto di cammino nuovamente li sente.
Sono voci, urla e schiamazzi di un branco di subumani. Accostandosi alla parete di un edificio che fa angolo con una strada secondaria, li osserva mentre braccano una velina.
La ragazza, una modella dalle forme sinuose e dalle lunghe gambe abbronzate, urla disperata mentre i fanzombi la circondano. E’ scalza, terrorizzata e stravolta. Loro gridano, insensibili, si protendono verso di lei con quelle loro mani sudice.
La vogliono.
La bramano!
Chiedono autografi, un bacio, uno scatto in fotografia. E ancora una ciocca di capelli, una palpata al suo fisico ben modellato, un morso alle sue carni dolci.
La ragazza si divincola, ne colpisce più d’uno con uno taser. Ma non basta, i suoi fanzombi sono troppi!
Urlante, disperata, cede al panico e cade sotto di loro.
Mr. Jeremy non riesce a distogliere lo sguardo dalla scena, inorridisce al grido disperato e prolungato della donna cannibalizzata da quei subumani che ne smembrano le carni. Sembrano bestie fameliche destinate a cibarsi della vita dei vip, loro unica fonte di sostentamento.
L’uomo trasale nell’osservarli banchettare con il corpo di quella povera donna. Li vede alzarsi trionfanti, ebbri di una follia che nulla ha di umano. Alcuni sono ancora ricoperti di sangue, altri reggono in mano piccoli trofei: chi un dito, chi un orecchio, chi un seno perfetto strappato da quel giovane corpo caldo.
Il calciatore deglutisce.
Quella sicurezza e la spavalderia che tanto han contribuito alla sua fama ora sono completamente annullate dalle emozioni che prova. Terrore, paura, teme vivamente per la propria incolumità.
No, non così, non è così che voglio andarmene, promette a se stesso con rinnovata determinazione stringendo la Beretta con maggior forza.
Non finirò allo stesso modo di quell’inutile sciacquetta.
Sta per andarsene, per cercare un altro passaggio più sicuro quando qualche decina di metri più in là scorge una porta aprirsi.
Un uomo esce dalla propria abitazione e si incammina per la strada. D’istinto il calciatore si immobilizza e trattiene il fiato. Si accorge però che l’altro non costituisce un pericolo, non è un fanzombi.
Osservandolo con attenzione, studiandone i lineamenti ben marcati, Mr. Jeremy ha come l’impressione di averlo già visto: quell’individuo ha un volto che gli risulta familiare.
Ma certo! Si tratta di Mr Geeno, noto campione di atletica leggera. Ma cosa fa? Così lo scorgeranno!!, innorridisce Mr Jeremy.
Ciononostante non grida, né muove un dito: è troppo alto il rischio di farsi scoprire.
Per cosa, poi? Esporsi per chi?
Quasi rispondendo ai timori del calciatore, i fanzombi scorgono l’atleta, lo osservano, lo fiutano come animali che annusano l’aria cercando di identificare l’origine di un odore invitante. Quindi, delusi, riprendono il macabro banchetto a cui han dato il via. E lui ricambia la cortesia di quello sguardo incuriosito prima di incamminarsi, tranquillo, per i fatti suoi.
Mr. Jeremy non crede ai propri occhi.
Com’è possibile? Perché l’hanno risparmiato? Perché lasciano che Mr Geeno possa andar via indisturbato?
Forse perché già impegnati con quella velina, si risponde dopo qualche istante, magari sono sazi, soddisfatti dallo scempio compiuto. La vita di una giovane donna stroncata dalla sete di esseri inumani bramosi di lei.
Tuttavia decide di non tentare la fortuna, non sarebbe saggio affatto.
Tornando sui propri passi l’uomo devia percorrendo altre strade marginali.
Si domanda perché debba andare così, perché i vip come lui debbano vivere costantemente sotto pressione, braccati, non più padroni delle proprie vite. Come se i fanzombi, divorando attori o calciatori come lui, potessero divenire esseri migliori.
Superiori.
Ed è ancora soprappensiero quando svolta l’angolo.
La strada non è sgombera. Imperdonabile, maledettissimo, errore.
Due uomini, come captando il suo arrivo, quasi avessero saputo che prima o poi sarebbe transitato per quella via, si voltano verso di lui.
Mr. Jeremy impreca per la propria avventatezza e reagendo fulmineamente cerca di prendere la mira.
Ha poco tempo per reagire ma sa di dover sparare: crepate, dannazione!
Sa che così facendo rivelerà la propria presenza ma non può permettere a quei mostri di sopravvivere. E’ gran parte colpa di esseri come quelli che ora egli si ritrova prigioniero di un incubo, costretto a nascondersi come un topo, a fronteggiare una vita che non è più spensierata lussuria ma un’eterna fuga dal mondo e dalle masse.
Senza pensarci due volte spara.
Il colpo viaggia veloce nell’aria e colpisce alla gola uno dei due paparazzi. Questi si accascia al suolo, si divincola per qualche istante cercando di arrestare l’emorragia con le mani. Le gambe si muovono forsennatamente fino a che, pochi istanti dopo, il corpo giace inerme schizzando sangue di tanto in tanto dalla ferita alla giugulare. Ma anche l’altro paparazzo reagisce d’istinto e, puntando la propria arma, scatta una sequenza infinita di fotografie, urlando al contempo per richiamare l’attenzione di fanzombi e colleghi nei paraggi: “Mr Jeremy è qui!!”
Il calciatore spara, di nuovo e ancora fino a che un proiettile raggiunge anche il secondo paparazzo. Nel frattempo, come animali che all’improvviso si destano per l’arrivo di un intruso molesto, numerosi subumani escono dalle case che danno sulla strada.
Gridano e schiamazzano, protendono le mani e fogli e maglie su cui vogliono il nome di Mr. Jeremy scritto con il sangue.
“Maledetti bastardi!! Non avrete la mia vita!”
Rabbioso, il calciatore scarica i pochi colpi che ancora gli rimangono contro il paparazzo e alcuni dei fanzombi che scorge dirigersi verso di lui.
Quindi i proiettili e la speranza finiscono mentre loro aumentano in numero, raddoppiano, triplicano.
Implacabili continuano ad avanzare.
Mr. Jeremy, disperato, si ritrova accerchiato.
Urla la propria disperazione a pieni polmoni.
Cerca di tenerli a bada con armi improvvisate, bottiglie di vetro contenute nel cestino dei rifiuti a pochi passi dall’incrocio da cui è sbucato oppure una transenna metallica utilizzata per deviare il flusso dei veicoli. Glieli scaraventa contro, ne ferisce qualcuno ma i subumani, maggiori in numero, ormai l’hanno circondato. Il terrore negli occhi dell’uomo, gelo nell’anima, il tempo che si dilata e loro che allungano le mani verso di lui. Si protendono, smaniano.
Vogliono il suo sangue, la sua vita, ogni cosa che lui rappresenta.
E lui lotta, sempre più vittima del terrore, mentre gli strappano il giubbotto in pelle o gli tirano i capelli. Scalcia e colpisce con i pugni, urlando, drammaticamente attaccato alla propria vita.
Loro invece, implacabili, si avventano sul suo corpo ben modellato e iniziano il loro sadico banchetto, affondano con dita affilate nelle braccia, strappandogli brandelli di carne viva in un tripudio di egoistico desiderio di cannibalizzazione. Mr. Jeremy è un calciatore, un vip. La sua esistenza nutrimento, e nient’altro, per gente come loro.

Data di creazione: 08 settembre 2007

Ultima modifica: 28 febbraio 2012

Note:

L’idea per questo racconto mi ronzava per la testa da un bel po’ a dire il vero, dal 23 gennaio 2007 per esser precisi. Però sono riuscito a scriverlo solo in questi giorni, probabilmente influenzato dalla visione del film “Shaun of the dead” (in italiano, misteriosamente, “L’alba dei morti dementi”), in cui compaiono zombi e scene di squartamenti vari sebbene il film sia più orientato alla demenzialità che all’horror.
Ovviamente quelli del mio racconto non sono veri e propri zombi ma fans, esseri umani vittime del gossip e della vendita di “modelli”. Persone animate da un’eccessiva passione per i propri idoli e che al contempo mirano a devastarne, più o meno direttamente, l’esistenza. In fondo, penso io, dovrebbe essere più importante valutare un vip per quello che è il suo rendimento in campo sportivo, artistico, televisivo, ecc … piuttosto che valutarlo in base alla sua vita privata o a dove si è fatto tatuare una farfalla.
Anche Kubrick, il noto regista, Stanley, grosso modo diceva così: “vorrei che la gente mi apprezzasse per i miei film e non per la mia vita privata”.
In fondo, anche se sono vip, stanno solo svolgendo il loro lavoro, no? Tanto quanto un pompiere, un insegnante o un fornaio.

Racconto pubblicato sulle pagine dei seguenti portali web :

  • www.arteinsieme.net
  • www.i-racconti.com
  • www.pennadoca.net
  • www.ozblogoz.it
  • www.raccontare.com
  • www.gliautori.it
  • scrittoricreativi.forumcommunity.net
  • www.braviautori.com

L’immagine in evidenza è tratta dalla serie tv The Walking Dead.

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