Oh maggio

“…e poi abbiamo scopato tutta la notte, vi dico!”
Un piccolo coro di “ma va là” ed esclamazioni di dubbio si sollevò dal tavolo mentre James Petrucci giungeva alla conclusione, enfatica, della sua storia. Vera o presunta che fosse.
Ma si sa, le storie che si raccontano tra amici il più delle volte vengono ascoltate ed accettate non tanto per il contributo di verità che possono regalare ma come un momento di apertura e di condivisione tra persone che vogliono trascorre un po’ di tempo assieme.
Certamente qualche dubbio rimaneva, ma che importava?
Nel sorseggiare la birra bionda doppio malto appena servita, Stephen Vai lanciò delle occhiate di intesa ai propri compagni di tavolata.
Petrucci era un compagnone, talvolta addirittura brillante nelle sue trovate, ma gli risultava difficile mandar giù la storia che avesse rimorchiato una ragazza alla festa di inaugurazione dell’Highlander, il nuovo pub dell’ottava strada.
Anche Joseph Satriani pareva dello stesso parere ma nascondeva il viso sorridente dietro un boccale riempito di birra rossa stando al gioco. Magari James non stava nemmeno mentendo, chi poteva dirlo? Se questa ragazza esisteva, prima o poi, avrebbero trovato qualche prova a sostegno della tesi del loro amico dai lunghi capelli scuri. E Joseph già pregustava le risate che avrebbero potuto farsi alla scoperta che in realtà la tanto famosa “gnoccolona” assatanata sprovvista di intimo, magari, era in realtà una cozza da guinness dei primati. E primati nel senso si scimmie, ovviamente.
Jeremy Malmsteen li raggiunse e si accomodò al tavolo posando un boccale colmo di birra appena prelevata dal bancone presidiato dal loro amico nonché oste preferito Frank Lione, un uomo simpatico e intelligente che al momento, a dispetto della spensierata ilarità dei suoi clienti al tavolo, pareva del tutto preso dalla lettura delle recenti notizie di cronaca che il giornale locale riportava. Rapine, scippi, omicidi e ancora rapine: cosa diavolo stava succedendo alla loro città? Probabilmente le carceri avevano chiuso per fallimento e riversato per le strade tutta la feccia che contenevano…assurdo…
Indubbiamente la faccenda lo preoccupava non poco visto che erano state segnalate un paio di rapine pure nella zona, prevalentemente ai danni di commercianti. Non che fosse un codardo, semplicemente non era un bel periodo per lui e l’idea di ritrovarsi dei criminali nel locale che gli intimavano di consegnare loro tutto quello che aveva proprio non la tollerava.
Anche perché non possedeva granché e quel locale rappresentava per lui più di un luogo di lavoro: era la sua casa, il suo rifugio, il suo tempio personale che nessun criminale avrebbe mai dovuto violare. E sulla scia di quei pensieri iniziò a farsi strada nella mente dell’uomo l’idea che procurarsi un fucile non sarebbe stata certo malvagia, solo precauzione…
Non voleva di certo finire come Jimmy.
Poco distante, a pochi metri dal bancone, seduti ad un tavolo di legno, di ben altri toni erano i discorsi della combriccola a cui spesso e volentieri pure lui si univa per chiacchierare e sfogarsi un poco.
“Beh, devi ammettere, che è una cosa un po’…”
“Non mi credete?” James lo guardò risentito mentre nemmeno concedeva la conclusione della frase all’amico.
“Ma non è questo il punto” sorrise Jeremy “è solo che…sono come San Tommaso: finché non vedo… e soprattutto non tocco…” accompagnò le parole con una mimica che eloquentemente esprimeva le “polipose” intenzioni dell’uomo.
Una risata collettiva accompagnò un brindisi di boccali.
“Vabbbeeene…se la mettiamo così allora un giorno di questi ve la farò conoscere!” promise James con sicurezza.
Poi, con aria di finto offeso, corrucciando la fronte e mettendo il broncio, provocò: ”Io comunque credevo che tra amici ci si fidasse ciecamente….”
“Ma appunto perché siamo tuoi amici siamo qui ad ascoltare le tue storie e a sbevazzare in tuo nome!” confermò Stephen prima alzando il boccale e poi buttando giù un ampio sorso di birra “A proposito di storie, sapete cosa mi è successo l’altra sera?”
“Hai rimorchiato pure tu?” ipotizzò Jeremy
“No, purtroppo no.”
“E per fortuna! Sennò davvero iniziavo a preoccuparmi: non pensavo che la fine del mondo fosse imminente!”
“Ma vaff!” sorrise di rimando Stephen “No, tranquillo che il mondo non si estinguerà finché tu non cuccherai! E poi, lo sai che non potrei mai tradirti!” lanciò un bacetto all’amico strizzando al contempo l’occhio destro in una smorfia che voleva essere provocante ma ovviamente scherzosa.
“No, mi è capitata una scena assurda mentre ero al distributore di benzina, quello tra la quinta e la Avenue…”
“Ah, proprio quello a dove battono i transessuali!” se ne uscì James
“E tu che ne sai? Hai cuccato pure lì? O forse…” Joseph era stato illuminato da una folgorazione sulle abitudini sessuali dell’amico “Ah ah! Ecco spiegato il mistero della ragazza infoiata di cui ci raccontavi poco prima!”
Una risata collettiva ai danni del povero James che tentò di salvarsi in corner con un “Al diavolo! Doveva essere una battuta…”
“Eh beh, me l’avevi servita proprio su un piatto d’argento…”
“…e tu non hai potuto resistere! In effetti in quella zona battono i transessuali” continuò per lui Jeremy.
“Hai visto che avevo ragione!” constatò James indicando Joseph con l’indice mentre Stephen osservava, divertito, quello scambio di frecciatine tra i suoi amici. Poi, calmo, rivelò: “Beh, in realtà ero lì proprio per quello…”
Il silenzio.
L’imbarazzo.
Jeremy rimase con il boccale bloccato a metà del tragitto tra il tavolo e la bocca mentre espressioni di stupore comparivano sul volto degli altri due.
Fu Stephen a rompere il silenzio, ridendo come un pazzo, ridendo di gusto per le espressioni che si erano avvicendate in rapida successione sui volti dei loro amici che ad un tratto non sapevano più cosa dire o pensare.
Subito dopo, mentre anche gli altri, poco convinti avevano accennato a ridere assieme a lui, confutò la precedente affermazione spiegando: “Mi fate morire…dovevate vedere che facce avevate…oddio…a momenti mi soffocavo…stavo scherzando!”
Gli amici, spiazzati dall’autoironia dell’uomo dai capelli castano chiaro e rassicurati all’istante, sorrisero mentre lo mandavano a quel paese all’unisono.
“No, a parte gli scherzi, mi ero fermato a prendere una lattina. Erano si e no le undici e un quarto e avevo sete, per cui mi ero fermato al distributore, un distributore mezzo vuoto a dir la verità…”
“E allora? Che c’è di strano?” contestò Jeremy
“Eh, se mi fai parlare…Niente, ero lì davanti al distributore a sorseggiare una lattina di coca quando vedo una macchina venire avanti lentamente dall’Avenue. Una macchina lunga, nera, con i fanali spenti. Non ne avevo mai vista una fatta a quel modo… Così son rimasto lì ad osservare mentre questa macchina pian piano entrava nell’area di servizio…”
“Cos’era? Una Jaguar? Oppure qualcosa di simile a una Mercedes?” chiese Jeremy.
“No, era più grande…”
“Una Limousine allora?” nuovamente Jeremy.
“No, nemmeno. Era…era…strana…”
“Sì ma spiegati. Cioè io ce la metto la fantasia e la buona volontà, ma se tu non sei chiaro come diavolo facciamo a capire!” ancora Jeremy, ma in tono scazzato questa volta mentre strizzava l’occhiolino a Joseph invitandolo a collaborare ad un tacito accordo contro la storia che il loro amico stava loro raccontando.
Al che l’uomo propose: “Magari era un Hummer rosa! Oppure no, ci sono una Multipla corazzata!!!”
“Macchè! No, aveva una forma strana, assurda! Frank! Ehi, Frank!” chiamò in direzione del bancone di legno dietro al quale stava il padrone del Blind Guardian, il pub nel quale si trovavano i nostri eroi.
L’uomo, di chiare origini italiane, sollevando gli occhi dal giornale, rispose prontamente come era solito fare in ogni occasione, per amici e non: “Dimmi!”
“Hai per caso carta e penna?”
“Cosa credi, che sia una cartoleria questo posto qui?” sorrise mentre con le mani armeggiava tra i cassetti posti sotto il bancone e dal quale estrasse un block notes e una penna biro.
“T’oh, ma la prossima volta è meglio se mi ordini una birra, intesi?” disse mentre porgeva gli oggetti a Stephen che già si era alzato e avanzava verso di lui.
Poco dopo l’uomo era nuovamente al tavolo a disegnare sul foglio la sagoma dell’auto che aveva visto la sera di cui stava raccontando. Disegnava e al contempo spiegava a voce i dettagli che non riusciva a riprodurre bene: dopotutto, nonostante le mani affusolate e agili, non aveva mai avuto il dono di saper disegnare bene.
“T’oh, ma allora sai anche scrivere e disegnare!” fece notare Joseph “l’ironico” Satriani.
“Si, ma ho imparato da poco però…” rispose Stephen mentre continuava a disegnare la forma del veicolo. Gli altri attendevano e osservavano incuriositi, sorseggiando la birra e dimostrandosi sempre più perplessi mano a mano che la vettura prendeva forma.
Sembrava un’auto sportiva, ma molto solida e robusta. Indubbiamente lunga e dal design molto accattivante, con il muso schiacciato e fari piccoli. L’abitacolo sembrava quasi incastrato sul veicolo più che parte del tutto, non presentava portiere mentre il parabrezza appariva molto ridotto. Nella parte posteriore si potevano notare degli alettoni piuttosto grandi, simili ad ali, che conferivano all’auto una fisionomia indubbiamente gotica e aerodinamica. La parte posteriore infine appariva dotata di una sorta di reattore aperto, quasi un inceneritore all’interno del quale il fuoco sembrava danzare e far bella mostra di sé a chi seguiva. Probabilmente una turbina.
“…ed era completamente nera, anche i vetri” concluse Stephen.
“Mah, non è che la sei sognata una macchina così?”
“Sì, in effetti è molto strana…chi è che userebbe una macchina del genere, scusa?” Jeremy e Joseph espressero le loro perplessità.
“Beh, ve lo stavo proprio dicendo che era strana. Ma quel che è ancor più strano era il tizio che la spingeva!”
“Come? Uno si fa fare una macchina così e poi la spinge? Ma per favore! Cos’è? L’auto dei Flinstones del futuro!?”
“Lo so, sembra assurdo e incredibile ma vi giuro che la macchina non camminava e quell’uomo la stava spingendo. E a fatica, direi. Secondo me doveva pesare un bel po’. Cioè, io l’ho vista e vi posso assicurare che era completamente blindata per cui, spingerla indubbiamente, non doveva essere una cosa semplice.”
“Blindata?” Jeremy si dimostrava sempre più perplesso.
“Assurdo” constatò James mentre finiva la birra del suo boccale.
“Che mi crediate o meno, quell’auto esiste. Io l’ho vista. E ho visto anche chi la guidava”
“Ma se hai detto che la stava spingendo?”
“Beh, lasciatemi spiegare: è arrivata spingendola e poi se n’è andato via guidandola. Dovevate sentire il rombo di quel motore! Dio mio! Non ho mai sentito nulla di così potente muoversi tra le strade di questa…”
Si accorse che i suoi amici apparivano quanto mai scettici.
“Non capite? Era rimasto a piedi: per questo si era diretto al distributore!”
“Eddai! Uno viaggia con l’auto della NASA e non controlla nemmeno il livello della benzina? Che idiozia!”
“Liberissimo di credere quello che vuoi. Fatto sta che l’auto era a secco e quel tizio l’aveva spinta fino al distributore. E quando mi ha visto mi ha pure chiesto se potevo aiutarlo prestandogli dieci dollari per la benzina!”
“Ma va?” James ormai si era convinto che l’amico li stesse prendendo in giro con qualcuno dei suoi soliti scherzi “E cosa hai fatto, tu? Gli avrai almeno chiesto come mai un bolide del genere non andasse a plutonio, spero!”
“Spiritoso! In effetti ero dubbioso: qui in città, di sti tempi, è più facile che qualcuno ti accoltelli per quattro soldi o che ti ammazzi senza pensarci piuttosto che chiederti qualcosa…”
Poi, dopo una pausa, rabbuiandosi in volto: “…avete sentito di Jimmy, vero?”
In silenzio tutti annuirono.
Quell’ultimo riferimento aveva riportato alla mente dei presenti quanto, negli ultimi anni, fosse aumentato il livello di criminalità in città. Rapine e omicidi erano all’ordine del giorno ormai e la polizia sembrava incapace di reagire. Per non dire assente: dopotutto anche la corruzione dei poliziotti non contribuiva alla salute della città, di certo non aiutava a contrastare il crimine o ad assicurare protezione e sicurezza ai cittadini.
E purtroppo, qualche settimana prima, anche un loro amico si era ritrovato vittima della crescente ondata di criminalità.
Jimmy era stato ferito gravemente al torace durante una colluttazione con un rapinatore armato che gli si era parato di fronte mentre era sulla strada di casa: l’aveva aggredito per poco più di cinquanta dollari!
Ora l’uomo era in ospedale, con un polmone e l’addome bucato dal pugnale del criminale mentre quest’ultimo correva ancora libero per i vicoli della città.
“Che ingiustizia…”
Fu Jeremy a parlare per primo mentre tutti tacevano pensando al degrado in cui versava la loro città: “Poveretto. Non se lo meritava di certo. Ma di questi tempi, con tutti questi criminali, beh, possiamo dire che in un certo senso gli è pure andata bene: poteva anche finire peggio…”
“Già” confermò James “…e se quel tizio davvero ti ha chiesto un prestito piuttosto che puntarti un coltello alla gola per avere il tuo denaro, beh, sei stato fortunato…”
“In effetti avevo paura anch’io che quell’uomo potesse essere pericoloso. Dopotutto era vestito in modo assai strano e con tutto quel che c’è in giro per le strade…”
“Vestito in modo strano? Cioè come?”
“Beh, ecco, lì per lì ho pensato che fosse uscito da qualche festa in maschera o che ne so. Mi ha detto che il suo costume non aveva tasche e proprio per questo non aveva con sé i soldi necessari a far rifornimento. In pratica vestiva una tuta di colore nero, proprio come la sua auto.”
“Una tuta da jogging intendi?” Joseph appariva perplesso.
“No, no! Una tuta aderente che lo rivestiva completamente. Non so in che materiale fosse, sembrava gommosa ma allo stesso tempo molto robusta. E poi aveva un mantello e un cappuccio.”
“Un cappuccio?”
“Sì, lo so, lo so che sembra strano…”
“Sembra tutto troppo strano!” asserì James
“Cosa intendi dire? Che vi racconto balle?”
“Non ho detto questo però, cavolo! Prima questa macchina assurda, poi un tizio mascherato, eddai!”
“Ok, ok, pensa pure quello che vuoi, ma io c’ero. E li ho visti. Lui e la sua macchina. Anche a me lasciava perplesso anzi, spaventava addirittura quel suo abbigliamento, quel suo mantello scuro, il cappuccio che nascondeva quasi tutto il viso se non la bocca e la mascella…”
“Ma tu, alla fine, i soldi glieli hai dati?”
“Certo! Per dieci dollari non volevo mica contraddire quel tizio. Dovevate vederlo per rendervene conto: era davvero minaccioso! Avevo paura che fosse armato ma poi mi ha parlato e mi ha detto di non temere…”
Joseph in quel momento parve rammentare qualcosa.
“Secondo me, questa storia è assurda…” iniziò a dire Jeremy.
“Lo dicevo io!” subito James espresse il suo parere cercando una piccola rivincita nei confronti degli amici che avevano screditato la sua di storia.
“Guarda che non mi sono inventato niente! Quel tizio è arrivato, mi ha chiesto dei soldi e poi, dopo aver fatto benzina, se n’è andato. Mi ha pure ringraziato e detto qualcosa sul fatto di aver fiducia, che pian piano tutto cambierà e che i criminali…”
“E scommetto che non ti ha neanche detto come si chiamava!” James continuava a stuzzicare.
“Invece sì, un nome con la B…o forse era Uomo…cavolo, era una specie di soprannome! Ce l’ho sulla punta della lingua…”
“Sapete,“ Joseph prese la parola “mi è venuto in mente di aver letto di gente che ha visto una macchina simile per le strade della città…”
“Oddio: altri matti!” il sorriso sulle labbra di Jeremy accompagnava le sue parole scherzose.
“Cos’è, vi siete messi d’accordo per prendere in giro me e il signor Malmsteen qui presenti?” chiese James sospettando una qualche alleanza tra i suoi due amici.
“Che dici? No, mi riferivo ad un articolo su un quotidiano che parlava di questo. Mi è venuto in mente solo ora”
“E cioè?” chiese Stephen, incuriosito
“Cioè, gente che dice di aver visto un’auto che somiglia a quella che hai visto tu e un tizio abbigliato alla stessa stregua, una sorta di cavaliere oscuro…c’è gente che afferma di esser stata salvata da rapinatori e brutti ceffi. E a salvarli era stato un uomo mascherato vestito di nero, con uno strano stemma sul petto. Dicono che si cali dal cielo e che combatta i criminali…”
“Seee, assurdo! Non esiste gente del genere!” ribatté James.
“Infatti: dovrebbe essere una sorta di Superman o qualcosa del genere…e purtroppo, caro mio, non esiste. Nessuno sarebbe tanto folle da lanciarsi in una crociata solitaria contro il crimine.”
“Libero di credere quel che vuoi Jeremy, però, io l’ho visto!” provò a rispondere Stephen “E sono sicuro che quell’uomo non fosse solo un tizio mascherato uscito da qualche festa. Anzi, sono convinto che…”
“E quello che cazzo è!” esclamò Frank mentre osservava fuori dalla finestra situata dietro al bancone sorseggiando una birra che si era appena spillato.
I quattro amici subito si precipitarono alla finestra, stupiti e preoccupati.
“Cosa diavolo…”
“Secondo voi cos’è?”
Si chiesero l’un l’altro mentre scrutavano il cielo scuro di Gotham City.
In alto, tra le nuvole del cielo tetro e una luna stanca e poco luminosa in perfetta sintonia con l’atmosfera mesta e rassegnata che la città possedeva, una luce proiettava uno strano simbolo, un’ellisse con al centro la sagoma di un pipistrello!
“Porca vacca!” Esclamò Stephen portandosi una mano sulla fronte.
I suoi amici lo guardarono mentre si domandava cosa potesse essere quel simbolo.
“È lo stesso” gli altri si voltarono verso di lui “…è lo stesso simbolo che quell’uomo aveva disegnato sul petto…”
I quattro amici e l’oste tornarono a osservare la finestra e quel simbolo misterioso proiettato nel cielo iniziando a pensare che qualcosa di nuovo stava accadendo in città.
Forse la storia di Stephen era vera.
E forse anche Joseph diceva il vero in merito a quegli articoli di giornale e all’uomo mascherato.
Quasi fosse una storia da fumetto che diveniva realtà, per un attimo tutti i ritrovarono a pensare che davvero là fuori c’era qualcuno deciso a lottare, deciso a non lasciare Gotham City in preda ai criminali che da troppo tempo ormai intimorivano i cittadini.

 

Data di creazione : 19 aprile 2006

Ultima modifica : 12 aprile 2020

NOTE: Questo testo vuole essere un mio personale esperimento e “o-maggio” ad un certo supereroe…anche se in effetti gli ho fatto vivere una situazione che mai e poi mai un supereroe ha vissuto. O almeno credo. E visto che sono numerose le citazioni all’interno del testo, soprattutto relativamente a chitarristi e gruppo metal, ho scelto un titolo che in realtà è solo un gioco di parole ^__^

Racconto pubblicato sulle pagine dei seguenti portali web :

  • www.scrivendo.it
  • www.pennadoca.net
  • www.ewriters.it

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