Perchè fare del bene?

Da un dialogo nato con un paio di clienti mentre ero al lavoro presso il Carrefour di Marcon (VE) nel novembre 2004.

Ieri ho avuto modo di riflettere su questo.
E’ nata una sorta di discussione tra me ed una cliente che rimproverava al marito l’eccessiva disponibilità e generosità nei confronti degli altri. Soprattutto lamentava il fatto che, nonostante suo marito avesse aiutato un’altra cliente, non avesse nemmeno ricevuto un “grazie”.
Fare del bene non paga.
Perché fare del bene, quindi?
Perché essere sempre buoni, disponibili e generosi se tanto la gente è maleducata, scortese e insensibile?
Perché?
Ho avuto modo di discuterne un po’.
Lei sosteneva che si deve essere buoni solo con alcune persone, con chi lo merita.
Ho avuto modo di riflettere.
In parte le do ragione.
In parte non ne sono convinto.
Perché fare del bene? Con quali modalità?
E’ un problema, per modo di dire, che mi tocca: tendenzialmente sono molto disponibile nei confronti degli altri, generoso e leale. E spesso son pesci in faccia.
Sinceramente, come diceva anche il marito della signora di cui prima, è una questione di carattere. Per certe persone fare del bene agli altri, gratuitamente, senza chiedere nulla in cambio, è un gesto spontaneo: fa parte della loro indole.
Certo, non è molto gratificante aiutare senza nemmeno essere ringraziati o considerati. Anzi, a volte si viene addirittura trattati male da chi viene aiutato.
Tuttavia io credo che sarebbe davvero assurdo se ognuno pensasse solo per sé.
Se ognuno si chiudesse e divenisse insensibile agli altri.
Se ognuno si rendesse indifferente al mondo.
Se ognuno, per fare del bene, chiedesse qualcosa in cambio.
Io la penso così.
Ognuno può controllare solo le proprie azioni, decidere e scegliere solo per sé.
Naturalmente le proprie scelte hanno influenza sugli altri.
Ed è bene che sia così.
Fare del bene, quindi, oltre che essere un esempio di vita, di carità e di spirito cristiano, è un modo per poter cambiare il presente.
Siamo tanti, su questa terra. Siamo tanti perché? Per puro caso?
Siamo tanti per poterci relazionare.
Per poterci aiutarci.
Per poterci scontrare e ferire.
Tutto concorre al cambiamento e al movimento: le azioni di ognuno si ripercorrono anche sugli altri, oltre che sul diretto interessato.
Un’azione malvagia, anche la più piccola, genera violenza, risentimento, sospetto, odio e razzismo.
L’indifferenza è una scelta pericolosa: può essere un bene, come un male. E’ un lavarsi le mani e far finta di essere slegati da tutto il resto. A volte è necessaria, ma non è mai una scelta molto saggia. Anche Dante aveva poca stima degli ignavi.
Un’azione buona, a cosa può portare?
Io non sono qui per seminare odio e violenza.
E nemmeno sono così cieco da non accorgermi di far parte di un mondo che richiede lo sforzo di tutti per poter migliorare.
Cambiare il mondo non significa fare grandi cose, ma semplicemente vivere al meglio la propria vita, nel rispetto di sé e degli altri.
Io credo di poter contribuire alla vita.
Ho la possibilità di far sbocciare un sorriso.
Ho la possibilità di costruire e di creare.
Ho la possibilità di provocare un cambiamento nelle persone che mi sono a fianco.
Non m’importa della riconoscenza, di avere qualcosa in cambio.
Sono qui per contribuire: ogni scelta ha delle conseguenze, ogni scelta è una prova, un granello di sabbia, uno scambio di energia.
Non le conosco le conseguenze del mio operato.
Forse mi sbaglio.
Forse, agendo ora, potrei creare le premesse di una sofferenza futura. Anche agendo nel modo che ritengo migliore.
Il futuro non lo conosco, certo, ma so che l’indifferenza porta a ingigantire i problemi. E fare del male non mi aiuta né aiuta il mondo.
Fare del bene è la strada.
Del resto non m’importa.
Se anche aiutassi cento persone e solo una di esse, una soltanto, mi ringraziasse con un sorriso, allora ne sarà valsa la pena.
Non siamo qui per chiuderci, per isolarci o per diffondere l’odio.
Siamo qui per ricordarci l’un l’altro che abbiamo le mani per aiutarci come fratelli.
E’ difficile essere buoni.
E’ difficile aiutare indistintamente e gratuitamente,
Ma dove andremo se non proviamo a farlo questo sforzo? O se aiutiamo solo chi vogliamo, chi riteniamo degno, chi lo merita? A volte, fare del bene, significa anche affrontare chi si comporta male, insegnandogli la correttezza, il rispetto.
Il mondo è già troppo carico di contraddizioni, di odio e di violenza.
Io a tutto questo dico basta.
Io sono qui per un altro motivo.
Sono qui per contribuire alla vita, al grande progetto di cui sono parte.
E a tal proposito mi viene in mente un’altra faccenda, un altro spunto di riflessione suggeritomi da un cliente.
Ero alla cassa riservata alle donne incinte e ai disabili: un cliente mi ha detto che sarebbe bello non ci fossero più disabili e portatori di handicap.
Sarebbe una gran bella cosa…
E, forse, la scienza, quando se ne ricorderà, si impegnerà a salvare le vite più che a distruggerle. (Scusatemi, ma l’immagine di una scienza al servizio degli eserciti e delle multinazionali, davvero non la tollero più.)
Sarebbe bello, dicevo, se al mondo fossimo tutti sani.
Allora ho pensato al film THE CUBE: alla fine del film (chiedo scusa a chi il film deve ancora vederlo), l’unico sopravvissuto, l’unico superstite è il ragazzo autistico.
Perché?
Per assurdo, le persone disabili e quelle malate, quelle più fragili e indifese, sono un monito alla nostra umanità.
La loro debolezza, la loro imperfezione, la loro malattia riflette la nostra.
Sono le persone che costringono al cambiamento.
Non possiamo essere indifferenti.
Non possiamo prendere le distanze.
Loro, ci ricordano chi siamo.
Siamo uomini dotati di intelligenza per studiare una soluzione ed un rimedio.
Siamo uomini dotati di parole per consolare e convincere.
Siamo uomini dotati di mani per poterci aiutare.
Gli ultimi delle nostre società sono un monito alle nostre coscienze.
Noi siamo sani anche per loro, per aiutarli e non dimenticarci di chi non può farcela da solo. Non per annientarli o emarginarli.
E se non lo credete riflettete sulla vita umana, sull’infanzia e sulla vecchiaia.
Tutti siamo stati bambini.
Tutti, o quasi, diventeremo vecchi.
Tutti, almeno una volta, siamo stati malati e sofferenti.
Queste situazioni ci costringono ad appoggiarci agli altri.
In definitiva, perché fare del bene?
Ognuno è libero di agire come preferisce, di pensare ciò che vuole.
Io scelgo di adoperarmi per contribuire alla vita.
Non credo nella violenza.
Non credo nell’indifferenza.
Credo nella mia capacità di creare, di costruire un presente migliore anche per chi mi vive accanto.
La sola scelta possibile è quindi quella di essere disponibile, aperto agli altri e generoso.
Ne incontrerò di persone ingrate, maleducate e arroganti.
Starò male e verrò frustrato, deluso e attaccato.
Passerà.
Se posso contribuire alla vita, a cambiare il presente, nel bene e nel male, allora contribuirò.
Sarò un esempio.
E, se possibile, cercherò di esserlo nel bene.
Aiuterò gli altri, così come vorrei gli altri aiutassero me.
Farò del mio meglio per fare del bene, per causare un cambiamento.
Farò del mio meglio per regalare amore e sentimenti positivi.
Farò del mio meglio per donare un frammento di arcobaleno.
Anche a chi non lo merita.
Forse, semplicemente, non lo merita adesso.
Certamente mi crederete un ingenuo, un sognatore ed un illuso.
In parte avete ragione.
Lo so che al mondo di gente maleducata e, scusate il termine, stronza ce n’è tanta.
Gente ipocrita, falsa e ingannatrice ce n’è a iosa.
Gente furba e arrivista, pronta a calpestare gli altri, ognuno ha modo di conoscerla.
Sembrerebbe che alcune persone non si meritino niente.
Ma non voglio crederci.
Sono fatto così.
Io, sono responsabile solo delle mie scelte: farò del mio meglio per essere buono e contribuire alla vita.
Gli altri hanno la loro libertà: se scelgono di comportarsi male, va bene così.
Forse il mio agire sarà un monito anche per loro. Forse sarà un motivo per cambiare.
O forse niente di tutto questo.
Io credo, che tutto serve, nella vita.
E credo anche che tutto si paga.
Chi sceglie il male, di calpestare gli altri, di adoperarsi per diffondere odio e violenza, prima o poi, riceve indietro tutto ciò che ha donato al mondo.
Tutto si paga.
Fare del bene richiede tanta pazienza, tanta pratica e tanto sacrificio.
Però io credo.
Però io penso che quella sia la strada.
Fare del bene, provoca un cambiamento.
Fare il bene significa piantare i semi dell’amore.

Data di creazione : 19 novembre 2004

Ultima modifica : 11 gennaio 2005

NOTE:

Racconto pubblicato sulle pagine dei seguenti portali web :

  • www.scrivendo.it
  • www.racconti.it
  • www.poetika.it

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