Risveglio

Avanza zoppicando, appoggiandosi ad uno strano bastone scuro ricoperto di strani simboli antichi.
Lentamente si dirige verso la stanza 3-G situata al terzo piano, quella che gli era stata indicata.
All’ingresso un poliziotto sta di guardia a controllare chiunque entri.
Quando lo vede, nonostante una rapida e sospettosa occhiata al suo bastone scuro che adopera per sorreggersi, non pone domande ma gli concede di entrare.
All’interno altri due poliziotti lo stanno già aspettando assieme ad un medico e a due giovani infermieri.
Il giovane dai capelli scuri entra nella stanza con aria stanca, eppure così placida e serena. I suoi occhi chiari sono testimoni di una profonda saggezza: conoscono il dolore nelle sue innumerevoli forme.
Parla con il medico e i poliziotti mentre, compassionevole, osserva la bimba distesa sul letto.
Giace in coma, ferita e coperta di lividi.
Sembra dormire serena…

Solo pochi giorni prima era stata trovata in fin di vita in un vicolo di una cittadina mentre nella zona erano in corso importanti indagini in merito alla scomparsa di alcuni bambini locali e a segnalazioni di spiacevoli episodi di violenza su minori.
Quando i poliziotti l’avevano trovata, era coperta di sangue: era stata percossa brutalmente per costringerla nuovamente a tornare in prigionia. Queste le inumane intenzioni dei criminali che ancora la stavano punendo per il suo tentativo di fuga quando gli agenti di polizia erano intervenuti, cercando di fermarli.
Sfortunatamente i due erano riusciti a fuggire dandosela a gambe mentre gli uomini dell’ordine soccorrevano la giovane vittima.
Invano, per giorni, avevano atteso che si risvegliasse, sperando che tornasse alla vita e li aiutasse a fermare quei criminali che tanto l’avevano fatta soffrire, e che tuttora vagavano liberi per le strade del mondo.
Avevano assistito la piccola Giulia.
Ma la bimba versava in coma e ormai da qualche giorno non dava segni di ripresa alcuna.
Poi una telefonata improvvisa: diceva di essere una specie di medium, una specie di indovino e che poteva esser d’aiuto.
Aveva visto brandelli di un futuro non suo e con essi aveva ricostruito il quadro della sua missione: avrebbe potuto aiutarli, aveva detto ai poliziotti, ed ora era lì, in quella stanza d’ospedale, dopo che tutte le ricerche del caso erano state fatte su quel misterioso individuo. Le informazioni che i poliziotti avevano recuperato non erano moltissime ma, a quanto pareva, almeno era uno pulito.
Forse stavano solo sprecando il loro tempo ma al momento ogni aiuto e ogni pista poteva aiutare a sbloccare la situazione e far procedere le indagini.

Seduto accanto alla bambina, osservandola intensamente, il bastone scuro stretto in una mano, il giovane le posa una mano sulla testa
Chiudendo gli occhi mentre recita una sommessa litania, avvia “l’incantesimo”.
Avrebbe viaggiato nella sua mente e nel suo cuore alla ricerca dell’io più profondo di quella bimba terrorizzata dal mondo, l’avrebbe trovata e riaccompagnata in superficie, in un nuovo abbraccio alla vita.
Una tenue luce inizia a delineare i contorni del giovane medium mentre il suo spirito si appresta ad abbandonarne il proprio corpo.
Le pulsazioni del cuore e la respirazione si fanno via via più flebili e leggeri: ben presto il corpo del ragazzo rimane come privo di vita, scevro di forza spirituale.
Dura un singolo istante: dalle profondità delle tenebre del silenzio interiore alla luce abbacinante del mondo immaginario di Giulia.
Il tempo sembra quasi arrestarsi.
Lo spirito del medium rimane sospeso a mezz’aria, invisibile agli occhi e privo di consistenza.
Rimane ad osservare quella stanza d’ospedale come fosse uno spettatore della vita imprigionato in un’altra dimensione.
Poi viene trascinato via, incanalandosi nel corpo della bimba all’assurda velocità dei pensieri e delle sensazioni umane.
Il suo viaggio, per il mondo intero, sarebbe durato pochi istanti appena.
Per quanto lo riguardava, invece, avrebbe viaggiato ore, giorni…come quantificarlo quel tempo inesistente?
Così irreale, totalmente indifferente al tempo della vita reale.

Una volta giunto a destinazione, all’interno della mente di Giulia, lo spirito del giovane indovino riprende forma umana, ancora consapevole di se stesso e della propria missione.
Si trova all’interno del mondo della bambina, un mondo arido e privo di vita, crudelmente martoriato dal calore di un sole impietoso.
Ovunque spazi desertici e sabbia in cui non c’è riparo.
Si genera un vento insidioso che si accanisce contro quel nuovo visitatore giunto dall’esterno.
Dapprima è solo una brezza, ma poi la velocità aumenta e la corrente d’aria diventa quasi violenta, spingendo lontano l’intruso appena individuato, spingendolo nuovamente verso l’esterno da cui proviene.
Ma ad essa il giovane medium non oppone resistenza, subendo in silenzio e facendosi trasportare fino ai confini dell’immaginazione.
Vola in preda ai venti del subconscio di quel giovane cuore martoriato fino a precipitare in un mare di acque e sensazioni: la frontiera con il mondo reale.
Per un poco rimane immobile, lasciandosi affogare, lasciandosi sprofondare, divenendo tutt’uno con quel mondo irreale eppure così intenso, creato dalle emozioni calde e gelide derivanti dalle esperienze di quella giovane vita.
Le sensazioni e le percezioni di Giulia divengono sue e ad esse il medium si assimila scomparendo all’interno del cuore di quella piccola e fragile anima indifesa.
Ogni persona, ogni cuore ed ogni spirito, rappresenta un mondo differente, vasto e sconfinato, determinato da regole proprie eppure così fragile e delicato.
Il giovane medium, malgrado la giovane età, di mondi immaginari ne ha visti parecchi, perennemente in viaggio al servizio della volontà superiore che lo scelse quale suo strumento nel mondo umano.

Docile, il medium lascia che sia la bambina a guidarlo sino a lei: ogni anima ed ogni cuore, cerca solo di non sentirsi sola, di sentirsi cercata, compresa e infine amata.
Per questo si abbandona ai flutti, alle correnti marine di quel mare interiore resistendo al desiderio di fuggire da tutte quelle sensazioni aliene.
Nulla di quel che accade al suo corpo è reale (o almeno, questo è vero in parte) poiché il suo non è un corpo fisico ma una mera rappresentazione di se stesso.
Trasportato dal flusso delle sensazioni, dei pensieri e delle emozioni, approda ad una piccola isola, in cui giace una città in rovina.
Ci sono vari edifici, elevatissimi, tutti diroccati e semi distrutti; malgrado la presenza di un sole tremendamente luminoso, in quella città si gela.
Nella tenebra degli anfratti bui degli edifici in rovina, nell’ombra gelida di quel luogo desolato vivono occhi malvagi, occhi gialli che scrutano e osservano chiunque si muova ai margini di quel buio che chiamano dimora.
Poi finalmente ode il suo pianto, il pianto di una bambina sola e terrorizzata.
Zoppicando, appoggiato al suo fedele bastone, la sua salvezza e la sua maledizione, segue quei singhiozzi fino ad un edificio sprofondato nella terra per metà.
All’interno è tutto così buio, vuoto.
Numerose sono le voci che piangono e che si mescolano in un continuo lamento eppure in quel luogo c’è solo Giulia.
Rannicchiata su se stessa, stringe le ginocchia e piange.
Il giovane, attraverso una breccia aperto nel muro dell’edificio, scende fino a lei, muovendosi nell’oscurità, seguendo il suo pianto.
Le si avvicina cautamente, lentamente senza spaventarla, si muove in silenzio e giunto sino a lei rimane per qualche istante immobile prima di accarezzarle il volto.
Dolcemente le rivolge una domanda: “Perché piangi?”
Ma la bambina non risponde.
Silenziosamente, nella semi oscurità del luogo, osserva quel misterioso individuo. Lacrime le scendono dagli occhi: il ragazzo riesce a percepire tutto il dolore e la sofferenza della bambina.
“Ora ho capito” prosegue il medium sorridendole nell’oscurità “piangi perché hai paura del buio! ”
Ma lei nemmeno lo ascolta, distoglie lo sguardo, e continua con il suo pianto.
Allora accade un prodigio.
Ricorrendo alla magia che gli è propria, alzando il suo bastone scuro ricoperto di rune, il giovane modifica quel luogo buio e indefinito, rendendolo un bosco fresco e luminoso.
Una vasta distesa di betulle, una prato verde e i colori dell’autunno mentre il sole filtra tra le fronde.
Tuttavia la parete alle spalle della bimba non è cambiata, tenace persiste nel rammentare la prigionia e la violenza subita.
I due per un poco si osservano.
Giulia smette di piangere e sembra tranquillizzarsi mentre il giovane le sorride e lentamente, nuovamente piegandosi verso di lei, avvicina il suo volto al suo. Con un fazzolettino inizia ad asciugarle le lacrime e a pulirle il visino.
“Va un po’ meglio, adesso?”
Le sorride di un sorriso dolce e rassicurante.
“Come ti chiami?” le chiede, osservandola con i suoi occhi chiari.
“Giulia”
“Hai davvero un bel nome. E’ un nome importante, sai, ed è anche uno tra i miei preferiti!”
“Non è vero!”
“Sì che è vero, invece. La protagonista della mia storia preferita si chiama così, lo sapevi?”
La bimba lo osserva sospettosa.
“Non hai mai sentita la storia della principessa Giulia che vive nel regno dei Mille Giochi? Nel mondo in cui è sempre festa e tutti sono felici? Sai, dovresti prendere esempio da lei e trasferirti lì: è un paese bellissimo in cui dalle fontane zampilla zucchero filato… ”
“Non è vero! Non esiste un posto simile!”
“Come? Non mi credi? Non sono mica un bugiardo, sai. Anzi, facciamo così: ti ci porto io. Sono proprio curioso di vedere cosa dirai quando nuoterai nel grande lago di cioccolato che sta sotto le montagne di zucchero e cocco!”
La bimba sembra soppesare l’idea ma poi subito il suo visino torna a rabbuiarsi. “Non posso venire con te…sono prigioniera…”
“Prigioniera? Nessuno è prigioniero in un bosco come questo, luminoso e pacifico come questo!”
“Ma noi…non siamo in un bosco…”
Nuovamente, il paesaggio cambia: come una pellicola che cade a pezzi, i colori scivolano e via e attorno a loro tutto cambia nuovamente. Questa volta è la bambina a dipingerla con i colori della sua esperienza umana.
Dietro di lei costantemente il muro al quale sono appese due robuste catene, le stesse che si stringono dolorosamente attorno alle sue caviglie.
Sembrano stringersi ancora più crudelmente attorno agli arti della bambina.
Le rammentano la prigionia subita e da cui non è riuscita a fuggire: da quel luogo, dal suo passato, non vi è scampo.
Ricominciano a scendere le lacrime dai suoi occhi tristi mentre Giulia cerca di divincolarsi, sofferente, dalla stretta delle catene: “Portami via da loro, ti prego”
“Da chi? Dimmelo, Giulia.”
“Da loro” e con il capo accenna a qualcosa situato alle spalle del giovane.
Solo allora lui se ne accorge: si trova in un grande mattatoio, il luogo della sua prigionia. La trasposizione immaginaria del luogo reale da cui la bambina aveva tentato la fuga prima di finire in coma.
Luci al neon illuminano la grande stanza degli orrori.
Il colore del sangue insozza le pareti mentre corpi squartati di bambini giacciono per terra.
Alcuni uomini, comparsi dal nulla, avanzano verso Giulia ed il giovane medium.
Si muovono lentamente, con un ghigno malefico dipinto in volto: non sono umani. Sembrano quasi delle bestie affamate e crudeli che avanzano verso la loro preda. Una lingua dalla lunghezza anormale penzola dalle loro fauci, mentre si avvicinano crudeli, con le mani sporche di sangue protese in avanti. Il ragazzo comprende: quelli che vede sono i volti delle persone che l’hanno tenuta in schiavitù, torturandola e abusando di lei.
Rapidamente cerca di memorizzarne i connotati per poter aiutare i poliziotti che lo attendono nel mondo reale.
Giulia urla in preda al terrore, si contorce cercando di liberarsi dalle catene. Sul suo corpo iniziano a comparire segni di lividi e ferite ovunque mentre quelle strane figure iniziano ad ululare e a ridere demoniache.
Il ragazzo sa che Giulia, da sola, non riuscirà a vincere le proprie paure e a superare quei traumi a cui è stata sottoposta.
Decide di intervenire attivamente preoccupandosi tuttavia di tutelare l’equilibrio del mondo interiore della bimba. Un bagliore immenso irradia dal giovane medium, una luce bianca, calda e infinita che avvolge tutto e cancella ogni cosa.
Quando Giulia riapre gli occhi, non c’è più nulla, solo lei e quello strano ragazzo.
Lei lo guarda stupita, incapace di capire.
Lui l’abbraccia affettuosamente: “Sono andati via, non possono più farti del male. Sono andati via, Giulia. Erano solo ombre, figure di tenebra e buio. Ma ora ci sono io, e fuori c’è di nuovo il sole, sai?”
Continua a ripetere queste parole, cullandola, consolandola, accettando nel suo cuore parte del dolore che opprime quella giovane vittima.
Dopo un po’ finalmente la piccola si rasserena. Quindi il giovane la allontana dolcemente di qualche centimetro e, osservandola negli occhi, nota che sul suo corpo non ci sono più lividi: “Ecco. Ora sei pronta: vieni!”
“Dove?”
“Ma nel regno dei Mille Giochi, no?” sorridendo, le risponde il giovane.
Finalmente, anche la bambina sorride, un sorriso labile, fugace eppure così prezioso.
Tenendole la mano, il medium zoppicante si incammina con lei verso un luogo imprecisato di quello spazio infinito che è la sua anima sconfinata.
Giulia ancora non capisce, ma si fida di quello strano ragazzo comparso dal nulla e che ora la sta guidando verso se stessa.
Non ci sono più quelle strette catene a bloccarla, ora è libera, nuovamente viva. Assieme, attraversano senza fretta la città diroccata e lentamente ogni edificio sembra riprendere colore e vita. Addirittura compaiono esseri senza volto che ricordano la folla che popola le ordinarie città del mondo reale.
I due si fermano ad un chiosco situato ad un incrocio e la bambina, su invito del ragazzo senza nome, prende un goloso cono gelato alla crema.
Poi, senza fretta, i due riprendono il cammino mentre Giulia consuma il suo gelato e si alleggerisce di ogni timore dimenticandosi per un poco del suo recente passato.
Lentamente, ogni cosa si fa diversa e inizia a scolorire: non esiste più nulla.
Ma Giulia non ha più paura: lei e quello strano ragazzo zoppo continuano a camminare nella vastità del bianco infinito, nel colore del nulla che tutto copre e tutto comprende.
Ad un tratto il ragazzo si ferma: si volta verso la bambina sorridendo.
Lei ricambia quel gesto di amicizia e lo ascolta mentre le parla: “Vieni, manca ancora poco ormai!”
Poi giungono i rumori delle onde del mare, poi i colori del cielo, della terra…poco a poco Giulia torna a vivere ed il suo mondo si popola di ricordi piacevoli, di quelle sensazioni dolci tipiche dell’infanzia, di volti rassicuranti…
Il mondo torna a farsi vivo e l’anima di Giulia torna a popolarsi di se stessa.
Ma ancora tutto questo non basta e i due proseguono nel loro cammino: entrano in una nuova città, procedendo dritti verso un grande edificio situato nel centro.
Tutto appare indefinito, sfuocato e privo di certezza poiché la ragazzina non ha mai conosciuto quel luogo: sono i ricordi del giovane medium dal bastone nero.
Entrati nel palazzo, salgono le scale lentamente, senza fretta, assecondando l’andatura del ragazzo che si muove appoggiandosi a quel suo strano bastone nero.
Arrivati al terzo piano, entrano in una stanza che sulla porta d’ingresso riporta uno strano codice: 3-G.
La stanza è semplice, spoglia e indefinita, dai colori sfumati…tutto è così privo di contorni…inconsistente…irreale.
Il giovane appare ora incredibilmente stanco: si siede su di una sedia collocata vicino al letto situato al centro della stanza.
“Devi esser stanca anche tu, perché non ti riposi un po’?” le domanda sorridente indicandogli il letto candido e pulito.
Solo allora Giulia si rende conto di sentirsi esausta, priva di energie e di aver bisogno di dormire.
Quindi la bambina si siede, si distende su quel letto bianco.
Per un istante rimane ad osservare quello strano giovane che l’ha guidata sin lì. Lo vede sorridere gentile e tranquillo mentre le poggia una mano sugli occhi.
“Ma tu, chi sei?”
Il ragazzo le sorride mentre le posa una mano sulla fronte: “Sono un tuo amico! Ma ora non preoccuparti, Giulia. Ora dormi. Sarò qui, a vegliare al tuo fianco.”
Poi il ragazzo sposta la mano fino a coprirle gli occhi.
Per un attimo il mondo di Giulia si oscura, divenendo buio all’improvviso.
Solo allora ricorda, ricorda tutto!
E l’esperienza è un dolore acuto, una fitta lancinante che le strazia il cuore e le dilania l’anima!
Li rivede, uno ad uno tutti quegli uomini che abusavano di lei!
La toccavano, la spogliavano, lo costringevano … la picchiavano, la violentavano … tutte quelle mani, quelle parole e poi quel dolore … e assieme a lei erano altri bambini e altre bambine costrette a giocare, come dicevano loro, a leccare e farli godere..
In quell’istante di buio ricorda tutto, la prigionia e la sofferenza: ridotta in schiavitù era riuscita a ribellarsi, a fuggire dall’inferno…
Ma l’avevano scoperta, rincorsa; l’avevano presa, picchiata … vi prego basta …. basta …. BASTAAAA!!!
Con un urlo e con il pianto nuovamente Giulia torna alla vita.
Si alza di scatto, terrorizzata, scruta il mondo ansimante, gli occhi saettano rapidamente, cercando un punto, un elemento, qualsiasi cosa pur di non impazzire.
Non riconosce il luogo, né le persone che le si avvicinano preoccupate, ma riconosce il giovane che, seduto sulla sedia alla destra del letto, ora l’abbraccia affettuosamente, stringendola forte, rassicurandola.
“Sono andati via, non possono più farti del male. Sono andati via.” le ripete sussurrando e lentamente la culla, cercando di calmarla come già aveva fatto in precedenza nel sonno indotto dal coma.
Silenziosamente ricorre alla magia per condividere il dolore di quella piccola vittima, facendosene carico, riducendo il peso di sofferenza che grava sul suo fragile cuore.

Poco dopo sono i medici e gli infermieri a prendersi cura della bambina.
Il medium resta in piedi, appoggiandosi al suo bastone scuro, riferendo ai poliziotti tutto quanto era riuscito a ricostruire attraverso i ricordi della bambina.
Vittima di ripetute violenze da parte di un branco di pedofili, Giulia era riuscita a fuggire dai suoi carcerieri. Avrebbe dato l’allarme e salvato gli altri bambini che, come lei, erano costretti in prigionia, a torture e perfino alla morte. Purtroppo durante la fuga era stata raggiunta e percossa barbaramente fino a cadere in coma.
Questa la ricostruzione dei fatti.
Questo era quanto il giovane indovino aveva compreso mettendo insieme ciò che i suoi sogni gli avevano indicato con quanto appreso dal subconscio di Giulia.

E mentre il medium e i poliziotti parlano di questo, due uomini arrivano di fretta. Uno è il padre di Giulia: appare disperato e chiede al medico delle condizioni della sua bambina.
Mentre i due parlano, il giovane gli si accosta zoppicando, appoggiandosi a quello strano bastone scuro ricoperto di strane rune.
L’uomo ed il giovane dagli occhi chiari non si scambiano parole, solo uno sguardo duro, profondo e severo.
Con rapidità, il giovane afferra quell’uomo per il collo, costringendolo in ginocchio e dando prova di una forza insospettata.
“Io ti ho visto!” afferma con rabbia il giovane zoppo “Anche tu … anche tu eri nel mattatoio di Giulia!”
Il padre della bambina non riesce a respirare, si divincola e scalcia; inutilmente suo cognato cerca di liberarlo dalla morsa di quello storpio.
“Anche tu…come hai potuto…anche tu eri uno di loro!”
Allentando la presa, il medium lo lascia nuovamente respirare mentre i poliziotti gli si stringono attorno attirati dalle parole pronunciate dal giovane medium.
Di lì a poco sarebbe seguito l’interrogatorio che avrebbe portato ad un’importante svolta nelle indagini, alla liberazione di quegli altri piccoli prigionieri che, come Giulia, avevano vissuto in un incubo.

Il giovane medium non lo sa come andrà a finire: in silenzio, appoggiato al suo bastone scuro, rimane ad osservare quella bambina che grazie a lui, quel giorno, nuovamente aveva potuto risvegliarsi alla vita.

 

 

Data di creazione : 11 maggio 2005

Ultima modifica : 22 febbraio 2009

NOTE:

Questo racconto nasce il 10 maggio 2005 dalla fusione di elementi ed immagini attinti da film, libri e fumetti. E, purtroppo, anche da stralci di una storia vera. Volevo scrivere qualcosa di forte, di originale…In qualche modo ho fuso insieme Subaru Sumeragi (un personaggio del manga X 1999 delle Clamp), John Ross (ovvero il cavaliere del verbo dell’omonima  opera di Terry Brooks), poi ho cercato di riallacciarmi ad alcune idee ed immagini del film The cell con J. Lopez e del film Costantine con K. Reeves. Infine è giunta la realtà, con un fatto di cronaca di cui avevo sentito parlare alla radio, un episodio di pedofilia e violenza in un paesino vicino a Pesaro. Da tutto questo, spinto da una personale necessità di scrivere qualcosa di significativo, ho elaborato quanto segue. E’ un racconto forte, probabilmente meno “fantasy” di quel che avevo in mente, ma incentrato su un tema molto attuale quale la pedofilia e la violenza sui minori di cui ancora oggi si parla troppo poco.

L’immagine in evidenza è di Vipan Bangar.

 

Racconto pubblicato sulle pagine dei seguenti portali web :

  • www.crepuscolo.it/fantasystory/
  • www.ozoz.it/ozblogoz
  • www.scrivendo.it

 

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