Vuoto di Luce – Capitolo 4

Il male a cui assistiamo
è una colpevole condanna.
Per chi lo commette,
per noi che lo tolleriamo

Capitolo 4 – Trasloco allucinato

26.06.A905

 

Sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti. La stanza, spoglia e poco arredata, non era molto illuminata e forse anche questo contribuiva ad amplificare il senso di stanchezza e confusione che provava. Era quasi sera e la fioca luce del sole al tramonto filtrava attraverso le tende semitrasparenti che coprivano le ampie vetrate dell’appartamento.
Di recente costruzione, l’edificio in cui era collocato appariva dall’esterno come un grosso conglomerato di finestre, moderno alveare da cui scrutare il mondo e i suoi traffici, ogni cosa transitasse nel centro di Midlas, parecchie decine di metri più in basso. Illusione di trasparenza quando in realtà, da fuori, nulla era visibile dell’interno.
E dentro, a Fjollund, tutto appariva confuso, distante. Lo spugnato giallognolo delle pareti sembrava un caleidoscopio di limoni, il divano un letto di sabbie mobili nel quale sprofondava inesorabilmente. Non era reale, lo sapeva, ma il bambino non poteva fare a meno di abbandonarsi alle suggestioni indotte dalla droga che gli avevano somministrato. L’effetto si faceva più forte a ogni minuto che passava.
Forse prima, quando mi hanno portato quella bibita gassata…
Non era la prima volta che accadeva: periodicamente i demoni avevano fatto ricorso a quell’espediente per facilitare i loro spostamenti da un nascondiglio all’altro e per ostacolare le ricerche di quanti erano sulle loro tracce.
Oltre che per ridurre le possibilità di fuga di Fjollund, questo il nome che il bambino aveva assunto dopo la consacrazione al servizio della Luce. Era ancora un cucciolo d’uomo, di circa dieci anni appena, con vispi capelli corvini e un viso innocente, non certo un guerriero esperto e letale, tuttavia era bene non correre rischi inutili.
Questi erano gli ordini cui obbedivano Chelor e Baled, i due demoni che si trovavano nella stanza assieme a lui. Non erano soli, ma gli esseri umani presenti non costituivano un problema né avrebbero riferito alcunchè.
Fjollund, avrebbe invece voluto tentare di stabilire un contatto con quelle persone, provare a trasmettergli un po’ di quel fervore luminoso che avrebbe potuto fare la differenza in quella situazione. Invece era rimasto immobile, impotente, costretto a reprimere il proprio potere per via delle catene che lo imprigionavano. La maledizione con cui Baled le aveva stregate di tanto in tanto esplicitava la propria presenza per mezzo di fugaci lampi di energia violacea, rammentandogli la sofferenza cui sarebbe andato incontro se avesse tentato di ricorrere al proprio potere.
A complicare il tutto c’erano gli effetti della droga che gli obnubilavano la mente: il mondo attorno a lui appariva come un acquerello tratteggiato con ampie pennellate irregolari e colori iridescenti e diluiti, vagamente nebbioso.
D’un tratto i suoni tornarono, avvolgenti, per poi farsi nuovamente flebili alle sue orecchie, civette che si confondevano nell’oscurità del mondo dopo aver segnalato la loro presenza nella notte.
Lo schiocco della manata sul volto di Tiana, la quindicenna a pochi metri da lui, fu notevole. Il ragazzino vide tutto il movimento al rallentatore: lo spostamento del braccio, il volto di lei, le dita e la mano del demone, infine l’impatto, la guancia della ragazza e tutto il resto.
Fjollund osservava con aria assente quanto stava accadendo: il suo animo scalpitava bramoso di gridare, di agire, di qualunque cosa pur di intervenire. Era il suo corpo invece a essere immobile e pesantissimo.
Nel frattempo, i due giovani che erano giunti assieme alla ragazza se ne stavano andando, proprio come Chelor aveva ordinato loro. Secondo le sue previsioni, sarebbe stato divertente scoprire le loro reazioni nei giorni successivi alla notizia di quanto, da lì a poco, sarebbe accaduto. Insieme a Tiana erano entrati in quell’appartamento di cui ignoravano persino il nome del proprietario. Lì sarebbe stato il divertimento disinibito, il luogo adatto per sfogare le proprie voglie insieme a quella ragazza che già, nei giorni precedenti, aveva fornito loro assaggi fotografici delle proprie grazie. Nonostante le premesse, le loro aspettative non erano state soddisfatte: il demone aveva ben altro in mente per loro, diversi modi per sfruttare la vicenda e avviare quelle due giovani anime sulla strada della perdizione. Aveva quindi fatto ricorso al proprio charme malefico per plagiarli: sarebbe rimasto vivido, in loro, il ricordo di Tiana, delle sue foto osé e della visita all’appartamento in cui lui stesso li aveva indotti a recarsi. E poi il buio, il nulla, fatto questo che avrebbe reso ancora più avvincenti le indagini, scoop che i media avrebbero utilizzato per diffondere subdoli messaggi alle masse e immagini traviate di una gioventù senza più valori e controllo.
Sarebbero in breve diventate piccole star nel florido mercato di scandali e carnevali di chiacchiere utilizzate per veicolare opinioni e pensieri, armi di distrazione di massa.
Dal divano, il piccolo aveva assistito a tutto ciò, aveva percepito il potere del Vuoto espandersi da quell’uomo massiccio. Tiana era alla mercè dei demoni, a terra, scossa e tremante per la paura: a differenza dei ragazzi che l’avevano accompagnata desiderosi di facile divertimento, lei non sarebbe mai uscita viva dalla stanza, necessaria al rituale a cui il demone avrebbe dato luogo. Uno scambio di anime ed energia spirituale per ingannare la Luce, sigillando quell’appartamento alle percezioni di eventuali guerrieri luminosi.
« Ti prego … ti prego … lasciami andare … ti prego … non lo dirò a nessuno … »
Con la bocca impastata di sangue e lacrime, Tiana lo stava supplicando in preda a paura e terrore: proprio come piaceva a Chelor, nutrimento per il suo animo turpe e corrotto.
Chinandosi su di lei le afferrò la maglietta e, tirandola, gliela strappò. I seni nudi dondolarono per un poco; d’istinto, puntellandosi sul gomito destro, la ragazza cercò di rialzarsi, coprendosi con l’altro braccio.
« Perché ti vergogni? Perché, ora? »
Il demone le sorrideva beffardo, parlando con una calma melensa che amplificava la tensione del momento. Osservandolo dal basso verso l’alto, appariva ancora più massiccio e pericoloso. Chelor superava il metro e ottantacinque di altezza e possedeva la muscolatura particolarmente sviluppata tipica dei culturisti, un torace ampio e un collo taurino dalla notevole circonferenza. Un espressione sadica sul volto pulito e ben rasato e un tatuaggio a forma di ragno sul cranio completavano il quadro .
Prima di cedere alle lusinghe del Vuoto, quando ancora era completamente umano e rispondeva al nome di Garlus Belinon, era stato grazie al proprio fisico che aveva raggiunto una certa notorietà come wrestler professionista. Un successo che però aveva alimentato in lui solo una sfrenata ambizione e il timore di soccombere alla vecchiaia che avevano finito per farlo sprofondare nell’oblio fino all’incontro con un discepolo del Vuoto in grado di farlo rinascere come demone.
Una redenzione che l’aveva mutato più profondamente di quanto egli stesso avesse mai potuto immaginare, donandogli il potere per realizzare ogni più turpe desiderio.
E ora, di fronte a lui, Tiana era sola.
Non poteva contare sull’aiuto di nessuno: Fjollund, il servitore della Luce, se ne sarebbe rimasto a osservare impotente mentre Baled avrebbe atteso pazientemente, composto e indifferente a tutto.
Quest’ultimo aveva lo sguardo distante di chi si stava annoiando, e non solo per quello che stava accadendo nella stanza: mantenere un profilo basso e fare da balia al prigioniero in attesa dello svolgersi degli eventi stavano divenendo per lui un’abitudine insopportabile, qualcosa che viveva con insofferenza quasi violentando se stesso e la propria indole.
Ma più di tutto detestava il modo in cui quel piccolo insolente lo fissava, accusandolo, quasi pretendendo un comportamento di ribellione nei confronti del male.
Illuso, pensò, sono un servitore delle tenebrose forze del Vuoto e tale rimarrò.
Non scorgendo in Baled il minimo interesse alla vicenda e tornando a controllare quanto stava accadendo tra il demone e Tiana, il piccolo perse l’equilibrio: la testa era incredibilmente pesante ora. Il collo invece sembrava di gomma, instabile e fiacco, esattamente il contrario del busto, marmo inamovibile. Cadde di lato sul divano, gli occhi ancora aperti a osservare Chelor che schiacciava la propria vittima contro il muro del soggiorno obbligandola a osservare verso una delle altre stanze. Quel poco che riusciva s intravedere attraverso la porta che dava sulla camera, solamente la testa di un cadavere, era a dir poco inquietante ed eloquente nel tratteggiarle il destino cui sarebbe andata incontro. Lacrime e singhiozzi disperati esplicitarono il suo terrore mentre il demone le tappava la bocca con forza.
« Sssht! Sssht! Così nessuno ci sentirà. Sarà un segreto, solo tra noi due. Vedrai, ti piacerà ».
Tiana cercò invano di divincolarsi da quell’incubo, la lotta di un cucciolo d’antilope nelle possenti fauci di un enorme coccodrillo affamato.
«… sarà come un gioco. Qualcosa di pericoloso che nessuno dovrà sapere, o vedere. Come le tue foto. Povera ingenua ragazzina insicura. Oh sì, io lo so. Io lo so cosa hai fatto. Volevi che ti ammirassero, che ti notassero. per non passare inosservata, per essere ricordata. Vedrai, sarà l’unica cosa che i tuoi amichetti ricorderanno di te. L’unica ».
Lei piangeva ancor più forte ora, gemeva per la paura, atterrita dalla minaccia del demone.
« Parleranno di te come di una ragazza facile, un’esibizionista …. sssht … che male c’è? Che male c’è in fondo? Volevi solo attenzione, divertirti un po’. Ma ora tocca a me, puttanella. Ora tocca a me … »
Le palpebre di Fjollund si muovevano lentamente ora, quasi al rallentatore.
Chiuse gli occhi una volta.
Li riaprì qualche secondo dopo, con uno sforzo di volontà, prima che fisico. Sebbene prossimo a perdere i sensi, voleva ugualmente provare a reagire; ma non riuscì a far nulla per Tiana.
Non era certo questo che gli aveva insegnato Bania, il suo mentore; non era a questo che lo stavano preparando al Santuario di Varallin da cui i demoni l’avevano rapito. La sua vita era stata consacrata alla difesa del prossimo ma in quel frangente la sua presenza, il suo potere addirittura, si rivelava del tutto inutile. Un fardello a gravargli sulla coscienza.
Per un attimo incrociò lo sguardo della fanciulla.
Perché accade tutto questo?
La ragazza era a terra, Chelor su di lei mentre l’aura del Vuoto li circondava, evocata per ricorrere all’incantesimo del sigillo tenebroso. Poi le palpebre stroncarono quello spettacolo violento e criminoso facendo cadere Fjollund in un sonno senza sogni.

Quando si svegliò, alcune ore dopo, non si trovava più nel medesimo luogo in cui aveva ceduto agli effetti soporiferi della droga. Attorno a lui non c’erano più le pareti del soggiorno di quell’appartamento in cui era stato segregato per alcuni giorni.
Nemmeno Tiana, la ragazza che Chelor aveva violentato davanti ai suoi occhi prima che perdesse definitivamente conoscenza. Di lei avrebbero ampiamente parlato sulla stampa locale: i due ragazzi che l’avevano accompagnata nell’appartamento in cui aveva trovato la morte, a causa del condizionamento operato dai demoni, avrebbero risposto alle autorità di non sapere cosa le fosse accaduto. Solamente in un secondo momento sarebbe emerso lo scandalo delle foto osé che Tiana aveva scattato, per loro. Tutto secondo i piani che i demoni avevano ordito.
Osservandosi attorno, il bambino cercò di orientarsi nella sua nuova prigione. Era molto ampia e spaziosa, ma non un appartamento come quello in cui era stato tenuto in precedenza. Sembrava piuttosto un tempio, una vecchia costruzione dalle ampie colonne in marmo che si innalzavano fino a un alto soffitto affrescato.
Accanto a sé notò un movimento, una figura antropomorfa più nera del buio che i demoni avevano generato per tenergli compagnia. Il golem di tenebra precedeva i suoi padroni avanzando lento, le braccia abnormi a sfiorare il pavimento; sulla sua fronte brillava un simbolo magico, l’unico tratto di colore su quel corpo interamente costituito di nulla.
« Ben svegliato, principino! »
E quindi lo sputo da parte di Baled. Sul volto di Fjollund però non vi lesse né odio né disprezzo, cosa che invece sperava di scorgere, indizio di un cedimento da parte del servitore della Luce. Semplicemente questi si ripulì, asciugandosi la guancia con la manica.
Seppure il luogo in cui sui trovava fosse differente, era la sua condizione a non essere cambiata: era ancora in balia dei demoni, i suoi carcerieri, malvagie figure prodighe di premure nei suoi confronti, come dimostravano l’utilizzo di droghe oppure le catene maledette che lo vincolavano alla parete alle sue spalle.
Eppure, malgrado tutto ciò, Fjollund continuava a sperare. Sarebbe stato liberato: doveva solo pazientare, sopportare tutto ciò che il destino aveva in serbo per lui. Per quanto doloroso fosse, quanto stava vivendo avrebbe contribuito a farlo maturare e crescere, questo il suo credo, questa la sua speranza.

 

Note: Estratto dal libro “Vuoto di Luce” pubblicato con YouCanPrint nel 2014, disponibile sia in formato cartaceo che in versione ebook

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