Suggerimenti: Trenitalia

Dalla prima (e seconda, per sicurezza) mail da Leonardo a Trenitalia:

Buongiorno, mi chiamo Leonardo e sono un vostro abbonato da anni (esistesse la concorrenza sarei loro cliente, comunque) per la tratta Camposampiero – Padova.
Siccome inviarvi reclami significa solo infierire tentiamo la via dei suggerimenti.
Parliamo allora di comunicazione nei confronti di chi vi paga per poter viaggiare in treno.
Esiste la possibilità di ricevere mail e sms con informazioni riguardanti scioperi, disagi, ritardi eccetera in modo da non dover attendere ore in stazione che un treno arrivi mentre invece questo evento non si verificherà per via di ignoti motivi? Disastri su linee ferroviarie a parte, che non sono prevedibili, credo che la comunicazione tempestiva ed efficiente sia un elemento che permetterebbe di aumentare la vostra efficienza.
Anche perchè non ha senso spendere soldi per nuovi monitor da piazzare in stazione quando poi non investite due euro su un sistema software o comunicativo decente. Anzi, ripiegate sul patetico metodo di sparare un ritardo a caso per poi incrementarlo a piacere fino alla soppressione del treno.
Quindi, suggerimento 1 create una mailing list, un sistema di invio di messaggi, comprate piccioni viaggiatori, corrieri ateniesi da far correre a piedi per 40 km…qualunque qualcosa insomma ma aumentate la comunicazione. Anche tra i vostri dipendenti.
Poi, suggerimento numero 2: la durata dei viaggi.
Se sulla carta un treno deve giungere a Padova per le 8.10, uno si aspetta che giunga per le 8.10…e questo ahimè si verifica quasi solo in concomitanza con allineamenti astrali (Alpha centauri con Cassiopea e Plutone). Quindi, mi domando io, perchè non scrivere sulla carta 8.15 ad esempio? Così, se si arriva in ritardo (molto spesso, visto che i ritardi di 5 minuti non li segnalate più…) in realtà si è giusti con la tabella di marcia mentre se per qualche malaugurato caso si fosse in orario, in realtà figurerebbe un arrivo in anticipo e la gente sarebbe più contenta.
E per migliorare il viaggio, poi, sarebbe assurdo diffondere quotidiani gratuiti come Metro, Leggo eccetera tra i passeggeri? Addirittura potreste crearvi voi un quotidiano di poche pagine con notizie ansa e mille mila annunci pubblicitari da parte di sponsor vari. Soldi, quindi, che potrebbero andare a sanare un po’ le vostre finanze e migliorare la soddisfazione dei clienti che in questo modo sarebbero anche meno scontenti di eventuali aumenti di biglietto per sanare le vostre casse.
Non ci vuole molto, secondo me…

Ah, visto che temo che queste pagine (Nota di Leo: pagine del sito intendo) siano fini a se stesse, nel senso che non chiedete un recapito, un numero di telefono, una mail o quant’altro, vi chiederei di rispondere a questo indirizzo: leonardo.colombi@libero.it

29 dicembre 2006


La motivazione di tutto ciò

Sono anni che prendo il treno, dai tempi dell’Università e anche ora per recarmi al lavoro, quotidianamente mi avvalgo dei fantasmagorici servizi di Trenitalia (o di chi per essa) per recarmi a Padova.
E sono anni che i disagi sono sempre gli stessi.
Poiché mi rendo conto che non è facile mandare avanti una baracca che ha sul groppone circa 2 miliardi di euro di debiti, senza contare la mancanza di concorrenza che fa ristagnare il tutto, la mancanza di investimenti mirati e di dialogo con gli utenti, ho deciso di scrivere qui di seguito alcuni suggerimenti per Trenitalia. Piccole cose, più o meno utili che secondo me potrebbero contribuire ad un servizio migliore.
Ma procediamo con ordine!

Prezzo del biglietto

In merito al prezzo del biglietto ci sono molte chiacchiere, molti discorsi, molte teorie e discipline filosofiche e non nate per approfondire la questione.
Secondo alcuni costa troppo e gli aumenti, piccoli ma costanti, degli ultimi anni sono ingiustificati.
Secondo altri non ci sono stati aumenti onerosi per tenere il prezzo del biglietto più basso possibile al fine di incentivare l’utilizzo del treno.
Per altri ancora paghiamo i biglietti meno cari d’Europa.
Io la vedo così: fatemi pagare anche di più, non c’è problema, basta che mi offriate un servizio migliore!
Se continuando a pagare così non si ha possibilità di rimedio, o mi fate pagare di più e vi sanate un po’ le casse o trovate un modo per incrementare i guadagni e diminuire i disagi (da notare che questo testo serve anche a questo).
Anche perché, se non lo sapete, esiste un movimento di protesta nato dai pendolari che prevede il pagamento di nessun biglietto.

Controllori: questi sconosciuti

Associato al dilemma “viaggiare con titolo di viaggio oppure no?”, il tema dei controllori è molto discusso in moltissime e prestigiosissime bettole e osterie.
Perché vi starete domandando?
Primo perché questa figura professionale la si vede solo quando i treni sono “umanamente percorribili”, mai cioè quando si è costretti a viaggiare come ebrei deportati. Oppure quando si è fermi da qualche parte in mezzo alla campagna o bloccati per qualche ritardo.
In molti poi riescono ad eludere il loro ligio e severissimo controllo tranne coloro che abitualmente pagano l’abbonamento e che per una volta se lo dimenticano a casa.
E siccome pretendere che tutti i passeggeri abbiano un titolo di viaggio regolare è un modo per avere sotto controllo il numero dei viaggiatori per eventuali stime (le fate vero? stime sul numero delle persone che usano il treno, intendo?) sia per evitare truffe ai danni dell’azienda Trenitalia. Danni che, casualmente, verranno fatti pagare ai cittadini italiani in un modo o nell’altro.
A tal proposito, il mio consiglio è l’utilizzo di robot controllori.

robocop-ed-209

Ecco il modello Ed-209, direttamente dai laboratori della OCP del film Robocop, un droide che fa al caso nostro!
Vedete quei cannoni che ha al posto delle mani?
Beh, quale altro incentivo abbisogna la gente per avere sempre con se uno o più biglietti correttamente obliterati! E pensate a quanto tempo potreste risparmiare inserendone uno anche nell’ufficio reclami!
Immaginatevi la scena:

Passeggero: sta seduto amabilmente
Ed-209 : avanza nello scomparto. Si sofferma vicino al primo passeggero che trova mentre, poiché collegato al sistema informatico del treno (c’è vero?), fa scattare il blocco delle porte dello scompartimento.
P : sposta il capo in direzione del droide. Abbassa il libro che stava leggendo oppure si toglie le cuffiette del walkman o del lettore mp3
Ed-209 : “Esibire titolo di viaggio prego!”
P : “Subito” mentre traffica con il portafoglio rigorosamente tenuto in una delle tasche posteriori dei pantaloni
Ed-209 : “Ha venti secondi per eseguire l’ordine”
Un rumore sinistro proviene dai suoi arti bellicosi.
P : “Un attimo solo….eccolo”. Esibisce il biglietto.
Ed-209: “Ora ha dieci secondi per esibire il titolo di viaggio”
P : (perplesso) “Eccolo”. Fa oscillare il biglietto perché l’incorruttibile robot controllore lo possa scorgere
Ed-209: arma i fucili. “Ultimo avvertimento: esibire titolo di viaggio o sarò costretto ad aprire il fuoco”
P : “Eccolo…”. La voce tremante, salivazione azzerata, biglietto che ondeggia.
Budda – budda – budda!
Piovono proiettili sul passeggero inerme: nessuno la fa al robot controllore Ed-209! Mai più biglietti ritoccati a penna per simulare una corretta obliterazione!

Ecco, questo potrebbe essere un esempio che esprime al meglio le potenzialità di questa macchina progettata e costruita per due scopi ben precisi: il genocidio e la funzione di controllore dei biglietti per Trenitalia.

(Nota: ricordarsi di posizionare la leva sulla funzionalità controllore per evitare quegli spiacevoli inconvenienti verificatisi durante i test…quelle macchie rossastre non sono più venute via dal tessuto dei posti a sedere…)

What is “ritardo”?

I ritardi che i treni italiani sono in grado di accumulare sono una cosa più unica che rara. Mi ricordo che tempo fa si parlava di un ministro dei trasporti giapponese che si è scusato pubblicamente per i ritardi causati dalle ferrovie giapponesi: ritardi imperdonabili dell’ordine di minuti in un mese!!!
Ma dopotutto, cosa vuoi, i giapponesi vivono tutto in modo molto serio, troppo serio. Pensa, addirittura credono che il ritardo dei treni possa tramutarsi in un danno economico sia per le ferrovie stesse che per i passeggeri. E’ una questione di onore, per loro: se si offre un servizio si fa del proprio meglio per garantirlo e ce ne si assume le responsabilità.
Eh, dilettanti…
Qui in Italia, che abbiamo una gestione dei trasporti pubblici avveniristica, le cose sono completamente diverse. I ritardi sono un marchio di fabbrica, una certezza con cui si convive. Alcuni treni sono persino in grado di venire soppressi!!
E tutto senza che nessuno ne sappia niente. Nemmeno la gente che è a bordo!
Ah, quanto sano divertimento offerto ai pendolari che attendono il treno mentre i minuti di ritardo annunciati continuano a salire: gente che non arriverà mai in tempo al lavoro, all’esame, alla laurea… Oppure quei magici momenti in cui il treno si blocca, fermo immobile da qualche parte nel nulla, per oscure ragioni che a nessuno sono note.
Non per infierire, ma magari un po’ di comunicazione in più non guasterebbe…
Ad ogni modo, dicevo, il ritardo di un treno è qualcosa di congenito, qualcosa che non si può eliminare.
Però al contempo è un problema.
Come fare allora?
Semplice: se un problema non puoi risolverlo, fai finta che non esista!
Le vittime del crack Parmalat? Non esistono!
La mafia? Non esiste!
Perché non fare in modo che i anche i ritardi, quindi, diventino solo vaghi ricordi nelle menti ottenebrate dei viaggiatori Trenitalia?
Basterebbe ritoccare un po’ gli orari dei treni ed il gioco è fatto.
Ad esempio: il treno 11053 che da Camposampiero va a Padova, dovrebbe partire alle 7.47 e giungere a destinazione per le 8.10.
Ora, sappiamo tutti che è una balla bella e buona.
Perché allora non scrivere arrivo a Padova per le “8.15 circa”? E’ già molto più probabile!
Così, in caso di (quotidiano) ritardo dell’ordine di qualche minuto siamo già più in linea con quanto riportato negli orari ufficiali. Certo, questo quando i ritardi sono di qualche minuto…se è di più…beh…ci penseremo…
Se invece il treno, per qualche fortuito ed improbabile motivo, arriva per davvero alle 8.10, allora i passeggeri non potranno che essere soddisfatti: “Cavolo! Siamo arrivati in anticipo! Posso prendere la coincidenza senza correre come un disperato!”
Quindi, in quest’ottica, basta con quegli irritanti ma congeniti ritardi di 10-15 minuti (fatali per quei poveri imbecilli che dopo un treno devono prenderne un altro oppure appoggiarsi ad un servizio di trasporto locale)!
Per i ritardi superiori invece…beh…continuerete a fare quello che fate ora.
Uhm…a proposito…cos’è che fate ora?

Basta migliorie alle stazioni!

Assurdamente, in questi ultimi tempi sto notando come ci siano opere di restauro e ampliamento delle stazioni italiane.
Una bella cosa, certo, ma…dov’è il trucco?
Perché investire soldi in un luogo in cui la gente dovrebbe sostare poco tempo? Oppure, visti ritardi, disservizi, treni soppressi, scioperi (immancabili!) la stazione viene sempre più vista come un luogo di ritrovo? Un posto in cui vivere, insomma.
Perché in quest’ottica potrebbe anche essere una bella cosa.
Dopotutto, avere un ulteriore affollamento della stazione in orari di punta per via di gente che va a fare shopping o a far colazione è giusto quello che mancava.
Bellissimi invece i nuovi monitor che indicano le partenze e gli arrivi.
Quanto resisteranno?
Quanti soldi sono stati spesi per essi?
E pensare che sulle targhette dei treni che recano la data di ultima revisione, in alcuni casi, si parla addirittura di 1979…
E non parliamo dei bagni dei treni, per carità…

Personale di bordo e babordo

Sul personale di bordo mi sa tanto che non si è mai speso del tempo o si siano mai fatti investimenti.
E questo è male.
Avere la gente giusta al momento giusto può fare la differenza.
Un medico a bordo, ad esempio, chissà quante belle cose potrebbe fare…ad esempio quando si è bloccati, per cause ignote, nella campagna fuori Padova e nello scomparto c’è una persona che sta male…
Come si pensa ad aumentare i servizi disponibili nelle stazioni, perché non pensare a quello che il personale può offrire a bordo?
Comunicazioni in merito a ritardi, ad esempio?
Drink tattici in caso di isteria collettiva per scioperi…
Oppure, semplicemente, si potrebbe adottare la soluzione che risolve ogni problema: mettiamo gnocca a bordo!
Hostess seminude e disponibili che si aggirano tra gli scomparti per vendere giornali, colazioni, debiti di Trenitalia camuffati da donazioni per orfani dell’Unicef, prestazioni sessuali, quadri di Munch…cose del genere, insomma, piccoli affari che potrebbero portare altro denaro nelle casse dell’azienda e sanare quei piccoli buchi nel bilancio che si sono creati finora e di cui nessuno ha responsabilità. Dopotutto, due miliardi di euro sono solo spiccioli…
E non dimentichiamoci della proposta per il robot controllore di cui vi accennavo prima!
Pensate poi alla seguente accoppiata.
Hostess svedese gnoccolosa, disponibile e ammiccante. Veste solo un paio di copri-capezzoli con il marchio FS (FS??? Ma non si chiama Trenitalia??). Tiene in mano un ventaglio di tessere: le finte donazioni di cui prima. Si siede in braccio ad un passeggero, qualche sorriso ammaliante, una carezza, una strusciata o due “ne prendi qualcuna, bello? Pensa a tutti quei poveri bambini svizzeri che non potranno vestire Armani quest’anno…” chiede ammiccante. L’altro, asciugandosi la bava che gli cola dalla bocca, “si, si!”. “Perfetto! Ti lascio al mio collega, allora”, quindi si alza e si allontana lasciando che sia l’Ed-209 a gestire la vendita.
“Indicare il numero di tessere di Trenitalia che si intendono acquistare”
“Come?”
I fucili vengono puntati addosso al passeggero.
“Ha dieci secondi per confermare l’acquisto di cento tessere”
“Ma…”
I fucili vengono caricati: “Ora ha cinque secondi…”

Lo spazio vitale

Diciamocelo: se uno soffre di claustrofobia, è bene che certi treni li eviti. La maggior parte a dire il vero. E se siete disabili…beh…
Per qualche assurdo motivo infatti, i treni che viaggiano hanno un numero di posti disponibile infinite volte inferiore all’effettivo fabbisogno dei passeggeri. Quasi nessuno avesse la benché minima idea dell’affluenza di questi ultimi…
La soluzione “beh, tanto prendono il treno dopo” è una minchiata colossale: anche perché non è detto che ci sia un treno dopo (alcuni vengono soppressi, non lo sapete? E la gente che c’era a bordo non fa più ritorno a casa…).
Spesso allora si viaggia in condizioni subumane, stipati come solo i cari nazisti sapevano fare con gli ebrei. Ma tuttavia questo modo di viaggiare potrebbe essere la soluzione definitiva a svariati problemi.
Basta con disperate ricerche di un posto a sedere!
Basta con ammassamenti umani nei corridoi e nelle intercapedini del vagone!
Basta con la cinica disparità di condizioni di viaggio tra chi sta in piedi, alla stregua di una sardina, e chi invece sta seduto!
Basta con tutto ciò: togliamo tutti i posti a sedere!
Sembra una cavolata, ma è il meglio che sono riuscito a pensare…fare delle stime sul numero dei passeggeri o chiedere di più da una rete ferroviaria vecchia di decenni credo sia impossibile…
Durante uno dei miei innumerevoli viaggi, ho notato come il classico vagone di un treno possa essere suddiviso in parti. Tredici per l’esattezza.
Due di queste sono le aree in cui sono collocate le porte mentre le altre ci sono i posti a sedere. Per questi ultimi si possono inserire circa 8 persone mentre non c’è limite alla fantasia delle combinazioni umane che i passeggeri in piedi possono assumere nei restanti due pezzi di vagone.
Quindi, se noi avessimo tredici parti su tredici senza sedili di sicuro ci starebbero più persone, no?
Certo, diverrebbe un po’ atroce sopportare lunghe tratte oppure dormire….ma che ci si può fare?
Se vuoi viaggiare con Trenitalia, un po’ ti devi sacrificare!
Sennò vai alla concorrenza, no? Ehi…ma non c’è la concorrenza!

Finiamola qui. Per ora…

In definitiva, solamente mettendo in pratica questi piccoli accorgimenti credo che il servizio possa migliorare e risultare più accettabile alle masse.
Certo, una sana concorrenza e una politica seria in merito ai trasporti pubblici italiani potrebbero fare di più…ma questo è chiedere troppo, me ne rendo conto altrimenti i due miliardi di euro (circa) di debiti maturati nel 2006 nemmeno esisterebbero. E poi, politica seria…ma quando mai s’è vista in Italia?
Per cui, in mancanza d’altro, arrangiamoci con quel che si può!

Data di creazione: 19 dicembre 2006
Ultima modifica: 07 gennaio 2007

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