Evocazione – Parte Prima: Capitolo 1

Parte Prima

Capitolo 1: L’assedio

 

Nei pressi del tempio la battaglia tra orchi e umani, prossima alla conclusione, infuria ormai da ore.
La vicina città di Ancaria è stata rasa al suolo, annientata, ridotta in polvere dalla devastante potenza dell’esercito nemico.
E ora tutti gli sforzi bellici della legione comandata dal supremo Arezal, lo stregone nero, sono volti all’annientamento delle difese del Tempio dei Custodi.
La tetra marea degli orchi riempie la piana e preme, terribile, contro le difese del tempio, travolgendo e distruggendo gli edifici limitrofi, combattendo e massacrando tutti i soldati che ancora lottano nel vano tentativo di evitare la caduta del tempio.
A fianco dei soldati, gli ultimi superstiti dell’esercito del duca Kenter, combattono anche dei monaci guerrieri e alcuni barbari giunti dal nord.
Questi ultimi sono guerrieri formidabili, massicci, coraggiosi e leali fino alla fine. Lottano in difesa del tempio, contrastando qualunque nemico gli si pari dinnanzi con le loro asce bipenni e i lunghi spadoni a due mani. E mentre si battano, cantano inni con voci roche e rabbiose, inni di guerra per intimorire i nemici, per infondere coraggio negli alleati, per attirare l’attenzione degli dei del Nord che, dall’alto, si compiacciono del furor guerriero.
I monaci invece ricorrono alla loro profonda conoscenza delle arti marziali e della magia per contrastare l’assalto degli orchi ai danni del sacro Tempio dei Custodi. Sono abbigliati in tuniche scure, braccia e gambe temprate dal duro allenamento, le teste rasate secondo i dettami del loro ordine. Più minuti degli alleati del Nord eppure ugualmente letali e precisi, concentrati nella lotta al nemico.
Contrapposti a loro, orchi dalla pelle olivastra, quasi nera, dai musi orrendi e dalla muscolatura possente, avanzano compatti, assieme a coboldi e altre creature agili e scattanti.
La pugna infuria ormai da ore e sono troppi i difensori che giacciono, morti, ai piedi del grande santuario millenario che hanno giurato di difendere; altrettanti sono i cadaveri dei nemici assalitori. Ma sono gli orchi a guadagnare terreno, forti della loro schiacciante superiorità numerica.
A poco servono gli incantesimi dei monaci contro il potere oscuro di Arezal che, grazie al talismano del Vuoto, inibisce le loro magie e li attacca dall’alto cavalcando il suo temibile dragone nero.
Il luogotenente dell’esercito nemico sa bene quanto temibile possa essere l’arte dei monaci combattenti: per questo utilizza il proprio potere per contrastarli e impedir loro di ricorrere a devastanti incantesimi offensivi obbligandoli invece a estenuanti scontri corpo a corpo contro gli innumerevoli esseri che compongono il suo esercito feroce.

Nel frattempo, all’interno del tempio, nel centro esatto di quel luogo sacro, dodici Custodi vestiti di bianco e porpora intonano un canto sommesso. Disposti in cerchio attorno a un grande sarcofago di colore scuro recitano un antico incantesimo, una cantilena ripetitiva appena sussurrata.
Nelle vicinanze non c’è nessuno al di fuori dei dodici.
Il loro canto si disperde nel silenzio di quell’antico santuario di pietra a cui da secoli le umili genti accorrono per ottenere asilo e difesa dal male del mondo, sfuggendo alle persecuzioni e alla miseria che ciclicamente opprimono i popoli.
Un luogo austero, dalle solide pareti e alte colonne che sostengono cupole e un ampio soffitto a volta. Candelabri e affreschi e odore d’incenso contribuiscono alla sacralità di quel luogo, invitando al silenzio e a meditare sull’umiltà della figura umana.
Ma l’imponente costruzione edificata conosciuta con il nome di Tempio dei Custodi è molto di più che un semplice luogo di culto: le alte mura possenti e la solidità dell’edificio, infatti, lo fanno assomigliare quasi a una fortezza.
E molti sono i segreti che quel tempio mistico ha custodito nel corso dei secoli, segreti così importanti per le sorti del mondo intero che assolutamente non possono essere violati.
Ma il poderoso attacco del nemico che distrugge e combatte all’unico scopo di penetrare le difese del santuario è una seria minaccia alla sicurezza di ciò che così tenacemente è stato protetto nel corso dei secoli.
Per questo i dodici sono intenti al rituale, l’unico disperato tentativo di mantenere viva la speranza.
Mentre orchi e umani combattono, incuranti di ciò che avviene al di là delle mura del santuario, i Custodi proseguono con l’incantesimo: sulle note del loro canto un lieve bagliore illumina il sarcofago e il doppio cerchio magico disegnato al suolo entro cui esso giace.
I dodici ne sono ormai convinti: la battaglia che all’esterno infuria volgerà presto al termine, ma saranno i nemici a prevalere. Un evento che avrebbe avuto pesantissime ripercussioni sulla sorte del mondo intero e che con tutte le loro forze gli evocatori avrebbero impedito si realizzasse. Mai avrebbero ceduto le Reliquie al Nero Signore e ai suoi luogotenenti.
Questo l’unico credo, l’unico obbiettivo per cui gli evocatori sono pronti a sacrificarsi, nonostante la condanna alla sconfitta.

All’esterno, la battaglia per il tempio ancora infuria e pochi sono i guerrieri che ancora resistono nel disperato tentativo di difenderne i segreti.
Shrogran Lupo del Nord comanda l’ultimo sparuto gruppo di barbari che ancora contrasta l’avanzata degli orchi. È un soldato massiccio, imponente e muscoloso, dai lunghi capelli castani, un veterano esperto di molte battaglie. Combatte senza risparmiarsi con una spada lunga in una mano, la possente FendiNuvole, e un’ascia nell’altra. Indossa una leggera armatura con dei vistosi coprispalla metallici decorati in oro e argento e sul volto ha dipinte delle striature bianche e blu, le inquietanti decorazioni di guerra del proprio clan.
Si muove feroce, colpendo i nemici con forza e precisione, uccidendo sul colpo o provocando gravissime ferite agli orchi con cui si scontra.
Poco distante da lui molti suoi compagni di battaglie giacciono a terra, caduti onorando il Patto. Ognuno ha dato la vita per la causa, combattendo valorosamente, abbattendo numerosi nemici, morendo da vero guerriero.
Tra breve, questa la certezza di Shrogran, anche la sua vita volgerà al termine.
E tuttavia non viene intaccata la sua convinzione, la fedeltà al Patto e la sua volontà di difendere le sacre Reliquie custodite nel tempio.
Solo pochi giorni prima i messaggeri di Ancaria erano giunti fino al suo villaggio chiedendo l’appoggio militare dei valorosi guerrieri del Nord.
Lui era partito all’istante assieme a un manipolo di fidati compagni: di lì a qualche giorno sarebbero arrivati altri rinforzi, ne era certo.
Ognuno dei villaggi delle regione avrebbe risposto ai messaggeri del tempio inviando i propri contingenti. Nessuno sarebbe rimasto indifferente, nessuno avrebbe potuto.
Non che i barbari del Nord fossero un popolo particolarmente devoto alla religione delle Terre Libere, tuttavia erano a conoscenza delle leggende relative a quel luogo santo e delle misteriose reliquie che esso custodiva.
Ma soprattutto temevano le azioni compiute dall’Oscuro Signore: prima sarebbe caduto il Tempio e prima le armate del nemico sarebbero giunte ai boschi del Nord.
Per questo lui e i suoi compagni erano partiti in tutta fretta, pronti ad affrontare il nemico, nonostante il grosso delle forze militari sarebbero arrivate solo nei giorni seguenti.
Fino ad allora avrebbero dovuto contrastare l’avanzata degli orchi combattendo a fianco dei soldati dell’esercito regolare e dei monaci guerrieri del tempio.
Da subito aveva compreso che la situazione era drammatica ma nonostante questo coraggiosamente aveva preso la sua decisione.
E ora, nella mischia furibonda della guerra, Shrogran combatte con tutte le sue forze fino all’ultimo. La sua voce risuona, fiera e minacciosa, mentre trucida un altro nemico e poi un altro, e altri ancora.

Sin da quando era arrivato ed era stato messo a conoscenza dei fatti la situazione era appasa disperata. Secondo i resoconti dei pochi esploratori, anzi, lo scenario andava peggiorando di minuto in minuto viste le dimensioni e la rapidità degli spostamenti dell’esercito nemico.
Ogni loro speranza e piano di difesa poteva considerarsi vano, inapplicabile dinnanzi a un simile dispiegamento di forze.
I monaci guerrieri e i soldati regolari avevano cercato di organizzare la resistenza nel migliore dei modi, basandosi sulle frammentarie informazioni raccolte e sul contingente disponibile.
Molti messaggeri erano stati inviati per richiedere aiuti e rinforzi riferendo ciò che avevano appreso del nemico e le tempistiche stimate perché l’esercito dell’Oscuro Signore raggiungesse il tempio.
Ma l’armata orchesca si era dimostrata molto più imponente e rapida del previsto e sfortunatamente l’esercito del duca Kenter si era così trovato a combattere da solo contro gli orchi. Il giovane nobile poco più che trentenne non si era tuttavia sottratto: altri l’avrebbero fatto, avrebbero ripiegato e lasciato al fronte solo i propri soldati. Ma lui proveniva da una famiglia orgogliosa e non avrebbe accettato di abbandonare il campo.
In pochi giorni i nemici avevano dilagato, annientando la vicina città di Ancaria e accampandosi poco distante. Molti dei paesani erano comunque riusciti a fuggire e a mettersi in salvo mentre l’esercito tentava di contrastare gli orchi.
Ma la situazione capitò rapidamente, facendosi disperata: nonostante l’ardore con cui il duca Kenter era sceso in guerra assieme ai suoi soldati, gli orchi in breve tempo erano riusciti ad avere la meglio.
Erano arrivati in massa, come una forza inarrestabile della natura, come un fiume di fango che straripa dagli argini e si abbatte sul mondo civilizzato.
Quei poderosi esseri dalla pelle scura come la notte si erano inoltre dimostrati ben organizzati e disciplinati, forti soprattutto della guida dello stregone Arezal, un nome tragicamente noto tra i soldati umani che avevano combattuto al fronte. Giravano strane voci sull’identità del luogotenente dell’Oscuro Signore, lo stregone che cavalcava un feroce drago nero.
Secondo alcuni era stato evocato del Nemico, che aveva riportato in vita un potente e malvagio stregone di epoche passate.
Secondo altri, invece, Arezal era uno dei maghi dell’ormai sciolto Cerchio Magico, corrotto e soggiogato dal potere tenebroso del male, che aveva giurato fedeltà all’Oscuro Signore macchiandosi al contempo di tradimento contro tutte le genti delle terre libere.
Arezal aveva guidato numerose offensive contro gli eserciti degli umani e il fatto che ora stesse marciando su Ancaria lasciava ben intendere che le intenzioni del Nemico. Nulla avrebbe ostacolato i suoi piani.
Di certo non era Ancaria il vero obbiettivo dell’offensiva, nonostante fosse un’importante città della regione e la possibilità di insediare un esercito in quel luogo avrebbe permesso di controllare facilmente i movimenti dei popoli delle Terre del Nord con evidenti vantaggi strategici.
La battaglia contro Ancaria era stata combattuta con ferocia, senza che nemmeno fosse concessa o trattata la possibilità di una resa; l’esercito degli orchi ben presto era riuscito ad avere la meglio contro le scarse difese della città.
Grazie anche alle stregonerie di Arezal le mura caddero in fretta e, una volta penetrati all’interno della città, i nemici la conquistarono in poco tempo, devastandola e razziandola.
Ben presto, come era facilmente intuibile, il nemico si trovò a marciare verso il vicino Tempio dei Custodi, il vero obbiettivo dell’Oscuro Signore e che sin dall’inizio della battaglia era stato posto sotto la sorveglianza di un massiccio contingente orchesco.
E quando anche il resto del contingente nemico si unì ad esso ebbe inizio l’assedio.

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