2012-02 Quando stupido sono stato

Quanto stupido sono stato
l’ho compreso come in un lampo
nell’istante in cui ti ho stretto a me
scorgendo appena una lacrima timida
scivolare tra le lentiggini del tuo viso.
Non me n’ero accorto prima di allora
di quanto forte avevo colpito
sparando a raffica il mio egoismo.
Ero quasi sordo, insensibile a te,
una colpa grave, non lo nascondo,
vittima e carnefice di distanze tra noi;
ed io, arroccato in me, osservavo il mondo
con arroganza sciocca
non pensando nemmeno per un istante
alle lacrime che ti ho fatto versare
al silenzio a riccio in cui ti ho spinto
mentre fuori c’era il sole
e la bandiera bianca ancora non sventolava
sui miei ostinati torrioni.
E fa quasi male capire adesso
quanto sia semplice ferire proprio chi ti sta nel cuore,
quanto facile sia premere il grilletto
e pretendere sempre e ancora
e molto.
Ti chiedo scusa, amore mio,
perdono per queste sfuriate da bambino
perché non capivo di aver colpito così forte
con proiettili di rabbia e delusione.
Pensavo solo alla mia di posizione
accecato dalla stanca e frustrata constatazione
che volevo stessimo assieme
e non a ferirci a distanza con parole in fondo vuote
prive di razionale sentimento,
feroce nervosismo che ci ha portato altrove
a silenzi solitari e visi tetri
quando invece era nei tuoi occhi
che volevo perdermi per qualche istante,
la tua mano che speravo di stringere dolcemente
camminando fianco a fianco in un paesino familiare,
e ancora la tua bocca da baciare con passione
perché in fondo in fondo
mi sa che ti amo.

 

[N. 02– 2012]

Data di creazione : 30 aprile 2012

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