Due uomini, un treno e un solo, unico, posto…

Introduzione

Sin dalle elementari sono stato una sorta di pendolare: dapprima in auto con mio padre sino a Treviso, poi in autobus verso il liceo di Camposampiero (PD). Il treno è stato invece il mezzo di locomozione più usato negli anni dell’Università, in combinata con l’auto ovviamente visto che dovevo comunque recarmi a Camposampiero per prenderlo. Attualmente sono tornato a muovermi in autobus ma il treno non lo dimentico…soprattutto perché costretto ad utilizzarlo in occasione degli scioperi (“saltuari”).
Per cui, ecco un esempio di cosa si può arrivare a fare per poter trovare posto a sedere in certe tratte, in certi orari…
Naturalmente, tutto ciò che ho scritto è frutto della mia fantasia e non si riferisce in alcun modo a situazioni realmente accadute…non serviva dirlo ma non si mai visto che certa gente non riesce a distinguere la realtà dalla finzione (come me…d’oh!). Di certo però la situazione in cui molte persone sono costrette a viaggiare è scandalosa!
Ma la colpa non è tutta di Trenitalia: tutta il trasporto pubblico in Italia fa, scusate, cagare. Siamo nel 2006 e ancora sono molti i disservizi, i disagi, i ritardi e quasi nulli gli investimenti e gli incentivi per lo sviluppo di un sistema di trasporto pubblico efficiente, all’avanguardia e poco inquinante. O quanto meno a creare un po’ di sana concorrenza…
D’altronde…è meglio dare soldi a finti imprenditori affinché investano in autostrade e case automobilistiche che in decenni non hanno saputo sopravvivere se non grazie agli aiuti statali…
Il racconto che segue, quindi, seppur assurdo e ammiccante al mondo dei videogiochi e dei cartoni animati e dei manga giapponesi, vuol essere anche un momento per scherzare (piangere?) sull’attuale situazione dei trasporti pubblici in Italia e sugli estremi dei comportamenti umani.
Buona lettura!

Due uomini un treno

Due uomini, un treno e un solo, unico, posto…

Mattino.
Ore 8 circa.
Al binario tre della stazione di Camposampiero i passeggeri attendono l’arrivo del treno Albania che li porterà fino a Padova.
Ovviamente non è questo il vero nome del treno ma vista la straordinaria similitudine tra le condizioni di viaggio dei pendolari di questa tratta e la densità di persone nei barconi che portano i profughi in Italia direttamente dall’Albania il nome gli è stato attribuito non a caso.
Dopotutto, chiamarlo Auschwitz suonava brutto…
E tuttavia taluni passeggeri solgono viaggiare indossando una strana tenuta logora, scolorita e con una stella a sei punte sul petto…nel volto un’infinta malinconia ed uno sconfinato dolore quasi dovessero partire certi di non poter mai più tornare indietro…
Megalomani…
L’altoparlante annuncia il treno e invita ad allontanarsi dalla linea gialla.
Da qualche tempo inoltre, una gentile voce registrata ricorda ai gentili passeggeri di non lasciare incustoditi i bagagli: nel caso, sarebbero stati soggetti a perquisizioni e controlli di polizia.
In molti hanno provato più e più volte ad abbandonare i loro bagagli, contenenti bombe o meno, ma nessuno tutore della legge è mai arrivato.
Nemmeno il capostazione.
Nemmeno il bigliettaio tanto paziente e generoso che per qualche motivo non c’è mai al pomeriggio.
Eh no, i biglietti si fanno al mattino, al pomeriggio le multe per i trasgressori non sprovvisti di titolo di viaggio e che non sono riusciti a crearlo tramite la macchinetta guasta.
Ah, l’Italia…
A quell’ora del mattino però i controllori non c’erano quasi mai in treno: solo a fine mese o all’inizio, giusto per ricordare al mondo la loro presenza e per verificare gli abbonamenti.
Da tempo hanno capito che è inutile presenziare in quel treno stracarico di bestiame umano da condurre nella grande città del nord che sempre più, negli anni, ha iniziato ad assomigliare al Bronx di qualche film su New York.
Nuovamente l’annuncio, nuovamente la voce sorvola sul lieve ritardo del treno che, in lontananza si vede avanzare pigro.
Nel frattempo le sbarre sono abbassate e, dalle automobili e dai camion bloccati lungo la strada, migliaia di voci si levano in coro a bestemmiare ed imprecare contro il dio dei passaggi a livello e delle strade italiane.
Un altro annuncio, il terzo…il treno ormai è quasi al binario.
La gente se ne sbatte del fatto che sia in ritardo, lo osserva impaziente sperando di riuscire a trovare posto.
Intuendo come si sarebbe fermato il treno e dove avrebbe trovato la porta per entrare, un ragazzo dai capelli castani attende di poter salire.
Non è facile visto la calca dei pochi passeggeri che scendono, dei molti che sostano e degli innumerevoli che salgono.
La situazione appare disperata: la gente è in piedi nello scomparto tra un vagone e l’altro, curiosamente dipinto di giallo e recante inquietanti scritte naziste oltre che a conferme di avvenute revisioni risalenti agli anni ’70.
Il treno sembra pieno, dannazione!, come al solito…
L’unica consolazione, pensa il giovane mentre si dirige verso un altro vagone alla ricerca di una sistemazione più umana e meno opprimente rispetto a quella che gli si prospetta rimanendo in quello scomparto, l’unica consolazione almeno è che non è estate.
Tra il caldo e i vagoni in meno la situazione in quel periodo è ancora più disperata.
Alla faccia della pubblicità che trasmettono in televisione in cui tutto appare lindo, felice ed ordinato, in cui la gente è orgogliosa di prendere il treno e soprattutto sta seduta in comode poltrone di pelle umana mentre delle allitteranti hostess in topless servono loro nettare e ambrosia…
Niente, anche il vagone che a fatica è riuscito ad attraversare è pieno con gente seduta e gente in piedi nel corridoio.
Uno, in perfetto stile ninja, si regge aggrappato al soffitto…
Due persone addirittura litigano per un posto: una vecchietta urla ai danni di un quarantenne puntandogli un fucile a pompa al petto mentre quest’ultimo, minacciandola con un coltello a lama seghettata, rivendica di essere arrivato per primo.
Meglio non immischiarsi.
Il giovane procede quindi verso i vagoni di testa.
Nel vagone successivo la gente sembra essere di meno ma tutti i posti sono occupati.
Procede verso un nuovo vagone, scavalcando il cadavere di un uomo che giace nel corridoio che separa le due file di posti a sedere. Evidentemente non ce l’ha fatta a vincere ed il duello per il posto è terminato nell’istante in cui una sciabola l’ha trapassato all’altezza dell’addome.
Niente da fare! Anche qui gente in piedi e tutti i posti occupati: meglio avanzare verso il prossimo vagone.
Stancamente e dubitando di trovare posto a quel punto del treno il giovane apre la porta spingendola a fatica.
Nello stesso istante un uomo, un signore sulla cinquantina dalle folte sopracciglia scure, apre la porta sull’altro lato del vagone.
I due si osservano colti da un improvviso presentimento.
Tra di loro, quasi a metà del vagone, un posto appare libero!!!
Attimi di tensione mentre entrambi valutano il da farsi.
Il giovane si ritiene più veloce del vecchio: di certo, scattando, riuscirebbe a sedersi prima di lui…col rischio di esporsi ad un suo eventuale attacco.
L’uomo appare pacifico ma un cosmo oscuro sembra provenire dalla sua figura.
Il giovane lo percepisce chiaramente.
E allo stesso modo l’uomo pensa di riuscire a raggiungere il posto, situato leggermente più vicino a lui che al giovane, prima che il suo antagonista ci riesca. L’esperienza lo avvantaggia ma teme che quel giovane possa rivelarsi più temibile di quel che il suo aspetto sembra rivelare di lui: meglio non sottovalutarlo.
Una situazione di stallo.
“Quel posto è mio! Vattene!”
Urla l’uomo con tono perentorio e deciso indicando col dito l’unico posto libero del vagone.
“Non te lo cederò vecchio! Sarò io a sedermi!”
“Giovane impudente! Dovresti avere più rispetto! Lasciami il posto e vattene se ci tieni alla pelle!”
Qualcuno dei passeggeri seduti sembra interessarsi alla faccenda: cose del genere di tanto in tanto accadono…
“Cosa succede?” domanda una ragazza assonnata al ragazzo che le siede a fianco.
“Forse ci sarà un duello…quell’uomo ed il ragazzo…” col capo indica i futuri duellanti “…meglio non immischiarsi…”
“Forse sei tu che dovresti ritirarti, vecchio! Non ti cederò quel posto: sono pronto ad affrontarti, se necessario!” il giovane risponde alle minacce.
“Hai scelto di morire giovane! Come vuoi, allora: ti sfido…” e così dicendo l’uomo appoggia a terra la valigetta scura che regge nella destra “ma ti avverto: sono pendolare su questa tratta da sette anni ormai e mai, mai, ho viaggiato in piedi!”
“C’è sempre una prima volta!” risponde arrogantemente il giovane mentre appoggia a terra lo zaino.
L’uomo, dall’altra parte del vagone, si toglie la giacca. Poi, gonfiando i muscoli ed urlando fa esplodere la sua aura: la camicia gli si strappa di dosso mentre linee di energia sembrano disegnarsi nell’aria e danzare attorno a lui. Malgrado l’età, l’uomo dalle folte sopracciglia scure e dalla mascella squadrata, rivela un fisico ben allenato e muscoloso.
Gli occhi si tramutano in fessure di pura energia mentre muove le braccia davanti a sé tracciando con le mani uno strano disegno. Poi, con rapidità, si colpisce le gambe al centro delle cosce facendo sprofondare le dita nella carne fino alle falangi.
“Cosa sta facendo?” si domandano i passeggeri mentre osservano l’uomo che apparentemente sembra infliggersi ferite da solo.
“E’ la tecnica di pressione degli tsubo: ha stimolato un particolare punto di pressione che gli permetterà di aumentare la propria forza!” risponde un uomo mentre, con l’indice, si aggiusta gli occhiali che gli calano sul naso.
Il giovane dall’altra parte del vagone osserva il corpo del suo antagonista ingrossarsi e ritrovare il vigore della gioventù.
Sorride mentre, attraverso i finestrini, il mondo reale scorre via veloce.
“Vedo che ci sai fare vecchio!” constata e nello stesso istante porta le braccia in basso, stringendo le mani a pugno e inarcando la schiena.
Urla con voce roca mentre l’aria attorno a lui prende a turbinare. Scintille e scariche di energia si rincorrono sul suo corpo mentre la sua muscolatura aumenta di volume e i capelli si allungano e prendono un colore biondo luminoso.
I suoi occhi si fanno ancor più chiari.
“Fantastico…” approva l’uomo “…un vero e proprio pendolare sayan! Erano anni che sognavo di battermi con uno come te…avanti! Fammi vedere quello che sai fare!”.
E rivolgendogli il dorso della mano, posto di tre quarti con la parte destra del corpo leggermente in avanti rivolta al suo giovane antagonista, l’uomo lo invita ad attaccare.
“Con piacere…vecchio!”
Con rapidità impressionante il giovane scatta in avanti e dopo pochi passi balza fino all’uomo coprendo in un istante la distanza che li separa.
Stupore e meraviglia sul volto dei passeggeri mentre il giovane, a mezz’aria, e l’uomo si scambiano una rapida sequenza di pugni e contromosse.
Nessun colpo sembra andare a segno e il giovane lentamente scende fino a toccare terra. Non appena i suoi piedi toccano terra, con un balzo arretra di qualche metro.
Prende tempo e studia il nemico il quale prende a saltellare sul posto scrutandolo con sguardo minaccioso.
“Incredibile” mormora qualche passeggero estasiato dalla maestria dei due contendenti.
Ad un tratto, l’uomo smette di saltellare e con un grido sembra sferrare un gancio a distanza: una scia di luce violacea accompagna il movimento del pugno. L’onda d’urto che si viene a creare avanza verso il nemico fendendo appena la superficie del fondo del vagone.
“E’ la tecnica della Gru Rossa di Nanto!” rivela un uomo dalla sua postazione di privilegiato accanto al finestrino.
Il giovane allora scompare evitando il colpo del suo nemico che avanza sino a disperdersi sul fondo del vagone.
Gli ricompare alle spalle, nuovamente in volo, sferrandogli un pugno sulla schiena in perfetto stile Scorpion!
L’uomo subisce il colpo e sembra cadere in avanti.
Invece non cede e puntando le gambe rimane in piedi, curvato in avanti e pronto ad protendersi in avanti. Appoggiando a terra le mani, riesce quindi a scalciare e a colpire il nemico alle sue spalle. Il ragazzo para il colpo con entrambe le braccia ma finisce ugualmente con lo sbattere addosso allo stipite della porta.
Grida di incitamento per l’uno o per l’altro si sollevano dagli spettatori del duello mentre il giovane cade al suolo.
L’uomo già avanza verso di lui per sferrargli un pugno dall’alto in basso. Prontamente il giovane schiva spostandosi di lato.
Un altro danno al fondo del vagone che andrà ad aggiungersi alle porte che non si aprono, ai finestrini bloccati e ai sedili lacerati da qualche illuminato esponente della razza umana.
Nuovamente il giovane è in piedi, pronto ad innalzarsi e a sferrare una rapida successione di calci in volo. L’uomo ne para alcuni ma uno lo raggiunge al mento facendolo cadere all’indietro.
Ma anche questa volta l’uomo non cade e, grazie alla propria agilità ed esperienza, effettua una serie di piroette all’indietro lungo il corridoio del vagone.
Nel frattempo il giovane non perde tempo e prepara il prossimo colpo: nelle sue mani si forma così una piccola sfera incandescente e luminosa che lancia contro il proprio nemico.
Con estrema rapidità quest’ultimo reagisce: colpendola, riesce a deviare il percorso della sfera di energia in modo tale da mandarla contro un finestrino.
Urla di panico all’impatto mentre dei vetri cadono addosso ad alcuni studenti semiaddormentati che vengono svegliati di soprassalto. Entrambi si scuotono ed imprecano contro i duellanti.
Ma essi non hanno tempo per preoccuparsi di questo.
Ansimano per lo sforzo e la concentrazione che simili duelli comportano.
“Ci sai fare, vecchio…” ammette il giovane dai capelli dorati.
“Anche tu te la cavi…” riconosce l’uomo muscoloso e dalle folte sopracciglia.
Si osservano a lungo: entrambi ne sono consapevoli, il prossimo colpo sancirà la sconfitta di uno dei due.
“Cosa faranno ora?” domanda una suora, preoccupata, all’uomo che le siede a fianco.
“Probabilmente…” e nel parlare scruta il volto dei duellanti “…probabilmente il prossimo colpo sarà l’ultimo per uno di loro…”
“O per entrambi!” aggiunge lapidario un vecchio seduto nella fila accanto.
Alla notizia alcuni dei passeggeri volgono per un attimo lo sguardo verso il vecchio che ha appena parlato, soppesando la gravità della sua affermazione, per poi ritornare ad osservare il combattimento.
“Forza!” urla l’uomo al giovane “Attaccami!”.
Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte e, impulsivamente, scatta verso di lui con velocità incredibile pronto a sferrargli un colpo dalla potenza devastante.
L’uomo, con eccezionale rapidità di riflessi, para il colpo con entrambe le mani e, per la forza dell’impatto, arretra di qualche metro mentre il giovane riversa su di lui tutta la propria furia ed il proprio peso.
Lo stupore nei suoi occhi mentre l’altro si prepara a rispondere.
Urlando e con una ferocia inaudita, l’uomo inizia a colpire il giovane con una miriade di colpi.
Accompagnando i propri colpi con acuti “watta!” l’uomo tempesta il corpo del proprio nemico con una serie impressionante di pugni. Lentamente, quest’ultimo, sofferente, viene sollevato da terra in balia della furia omicida del suo avversario.
Implacabile la furia dell’uomo dalle folte sopracciglia mentre qualche ragazza grida preoccupata per ciò che sta subendo il giovane per il quale, molto probabilmente, parteggiava.
“I mille pugni di Hokuto! Straordinario!” un giovane dal fondo rivela indiscrezioni sul colpo eseguito dal duellante più anziano.
Ma il giovane pendolare sayan non vuole cedere. Nonostante i colpi dell’uomo e la sofferenza che gli si dipinge in volto, mentre già il sangue corre a riempirgli la bocca, prova inequivocabile delle lesioni subite agli organi interni, solleva entrambe le braccia.
Dapprima tremanti, poi sempre più rigide.
I pugni dell’uomo continuano ad abbattersi impietosi quando all’improvviso il ragazzo cala le braccia con decisione.
Colpisce il pendolare nemico alla base del collo, sia a destra che a sinistra, penetrandogli le carni fino a metà del torace.
Ovunque piove sangue mentre espressioni di sconfitta, dolore e stupore si stampano sul volto dell’uomo che all’istante interrompe di colpire il giovane dai capelli dorati.
“Il sacro colpo…” cerca di dire mentre cade all’indietro, la bocca colma del suo stesso sangue “…dell’Airone…Bianco…di Nan…to…”
Entrambi i duellanti, dopo un istante che sembra durare ben di più che un semplice battito cardiaco, cadono a terra.
Ben presto il giovane si rialza: dolorante, osserva il corpo del proprio rivale mentre quest’ultimo si spegne nel corridoio che separa le due file di posti.
Torna il silenzio nel vagone del treno.
Ognuno dei passeggeri rimane solo con i propri pensieri, chi a riflettere sullo spettacolare duello appena conclusosi, chi ad ascoltare musica per distrarsi fino all’arrivo alla stazione di Padova, chi a dormire o a leggere come d’abitudine.
Nessuno ha voglia di parlare ed è palese il timore ed il rispetto nei confronti del giovane vincitore.
“Riposa in pace….sei stato un degno avversario…” queste le sue ultime parole mentre, chinandosi sull’uomo di Hokuto, gli chiude le palpebre in segno di rispetto.
I capelli e gli occhi tornano allora del colore abituale mentre si dirige verso il proprio zaino. Lo recupera e poi va ad occupare il posto che, brutalmente, si è guadagnato.
Sente lo sguardo dei presenti su di lui mentre si adagia sulla poltroncina colorata.
Di fronte a lui siede una coppia di giovani: si complimentano con lui.
A fianco un uomo sulla quarantina che, dopo averlo scrutato con aria di disapprovazione soprattutto considerando lo spregevole spargimento di sangue che aveva causato la morte del duellante sconfitto, torna ad immergersi nella lettura di un quotidiano.
Sulla prima pagina, rivolta verso di lui, ansimando per lo sforzo appena concluso, il giovane riesce a leggere l’annuncio dell’ennesimo sciopero ferroviario.
Un altro venerdì di disagi…
Un altro sciopero…
Sorride…strano a dirsi nessuno di quegli scioperi sarebbe mai stato mosso dai passeggeri e dai pendolari…
Dopotutto, si trova a constatare mentre con un braccio si pulisce del sudore e del sangue sulla fronte, certa gente è perfino disposta ad uccidere per un posto a sedere ma nessuno sciopera per condizioni di viaggio migliori…per bagni decenti…per qualche vagone e qualche posto a sedere in più…per treni in orario senza che necessariamente accumulino ritardi inspiegabili…o motivazioni attendibili ai ritardi che troppo spesso si verificano…nessuno dei passeggeri avrebbe mai scioperato per questo, si ritrova a pensare il giovane.
Da bravi italiani, avrebbero ucciso, forse, ma non protestato.

Precisazioni
…qualora ce ne fosse bisogno…

Il comportamento violento dei i miei personaggi ed il conseguente spargimento di sangue all’interno di un luogo pubblico sono il frutto della mia fantasia.
Malata.
Non sono in alcun modo riferiti a fatti o persone reali e non devono essere considerati d’esempio quale comportamento da tenere in un treno o in qualsivoglia luogo pubblico.
Nemmeno ad una trasmissione della De Filippi.
Si ringraziano tutti i passeggeri del treno che si sono prestati alla scrittura della storia e alcuni mangaka giapponesi che hanno permesso lo scempio di alcune loro opere illustri.
Ma soprattutto si ringrazia Trenitalia per aver concesso al mio staff di avere a disposizione vagoni “leggermente” più ampi del normale e con un corridoio tale da consentire le evoluzioni a cui i miei personaggi han dato luogo.
Per i più piccini, infine: mi raccomando, non fate a casa come i protagonisti di questa storia!! Loro sono personaggi immaginari professionisti e si allenano nella mia mente per ore e ore al giorno.
Non imitateli in alcun modo ma non smettete mai di fantasticare.

Data di creazione : 24 aprile 2006

Ultima modifica : 15 maggio 2006

Racconto pubblicato sulle pagine dei seguenti portali web :

  • www.scrivendo.it
  • www.pennadoca.net
  • www.crepuscolo.it/fantasystory
  • www.racconti.it
  • Graphite forum

 

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