La mia amica

La mia amica lavora in proprio, non ha capi e decide da sé.
È piuttosto in gamba, non c’è che dire, sa trattare i clienti e sa farsi rispettare. Sono rari quelli che si lamentano di lei. Qualcuno c’è, ovviamente, dinamiche del mestiere. Gente ipocrita per lo più.
Ma lei non ci bada, sa che al mondo va così: nulla si controlla veramente, nulla è mai come si desidera veramente.
Però non si piega e non cede. Fierezza e orgoglio, sempre. Li guarda dritto negli occhi, anche mentre lavora, anche quando non vorrebbe. Quando li detesta dal profondo.
Mente, con il corpo e con lo sguardo. Sorride e gioca, nascondendosi di fronte a loro.
La mia amica lavora a orari strani. E in posti strani. Si sposta spesso e alle volte scompare per qualche giorno. Questione di accordi, mi dice così.
Lei si muove come sospinta dal vento, leggera e ferma al contempo. Non si piega. Nemmeno quando la vedo in disparte, stanca e assente, con gli occhi gonfi di desolazione.
Si sente aliena. Distante. Eppure le voglio bene perché è sincera e autentica più di molti altri, che si vestono di felice e potente apparire solo per celare fragili spoglie ormai estinte.
La mia amica è una peccatrice, una di quelle che accoglie le colpe altrui, cullandoli nel perdono che solo il corpo può dare. Si fa oracolo mentre loro si sfiniscono di lei. E lei ascolta, li accetta: non chiede niente, nemmeno da chi è colpevole anche solo dall’odore. Padri e mariti, fidanzati: tutti impegnati, tutti profumati di normale e quotidiana moralità. Lei invece appartiene al demonio, la tentazione fatta carne. Una colpa di cui, sola, regge il peso.
La mia amica talvolta non esiste, per la politica o per il sindacato. È una presenza scomoda ai margini, vivida eppure inconsistente. Vive sul confine, tra società e fantasia del peccato. Poco importa se è stata battezzata o se un bambino ha portato in grembo.
Lei parla sempre a testa alta, con femminile dignità. È una roccia, una rosa e un fiume in piena, trattenuto in quel vestito minimale che le fa da casa. La sua è una scelta, un rischio che corre ogni volta, la strada forzata per sopravvivere.

 

Data di creazione : 24 aprile 2009

Ultima modifica : 15 dicembre 2009

Note: Breve testo in prosa del 2009, dedicato alla prostituzione, di cui non si parla ma che è presente dall’alba dei tempi nella società umana. Immagino anche che ci sia molta connivenza e solitudine dietro alle persone, donne e uomini, che su base volontaria o costrizione, vendono il proprio corpo

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