350 miliardi

350 miliardi.
Il tributo al dio Marte, il tributo della grande potenza per farsi venerare, per farsi amare, per farsi odiare.

Sono spiccioli investiti nel terrore, in quel mercato redditizio e senza scrupoli che tanto infiamma l’animo della gente.
Che tanto divide mentre la verità si nasconde, muta e cambia di bocca in bocca.
C’è chi si schiera, chi muore, chi sopravvive, chi invece canta e la evita. Chi la subisce e non ha voce in capitolo, mai, e che muore nel silenzio dei media schierati.
Guerra ingiusta, ipocrita, come un animale ingordo che divora e dilania, un predatore implacabile dal pelo lucido e gli occhi ammalianti.
Porta morte, devastazione, ma è la guerra a dare vita alla potenza commerciale.
L’unica e la sola che conta ora.
Sono spiccioli investiti in pratiche confezioni di guerra, in dolci alla violenza e bibite gassate al gusto morte.
Finalizzati all’odio quei soldi li rendono forti, grandi, onnipotenti e divini.
Pubblicizzati come nuovi salvatori.

Non è la scienza medica, non sono gli sforzi umanitari e nemmeno quelli per la costruzione di un mondo migliore, fraterno, equo e solidale.
Non è questo il metro della civiltà, la misura del progresso compiuto da quando sacrificavamo il debole per la salvezza del raccolto, di quando si invadevano Paesi infedeli per portare la morte religiosa.
È la guerra che move il sole e l’altre stelle.

Un gioco, soltanto questo.
In cui noi vinciamo odio seminato con efficacia, inquinamento certo e sprechi di quei doni che – ovvio- sono qui solo per noi, ricchi semidei occidentali.

Sono ottocento, nel mondo, le basi militari americane.
Combattono o alimentano il terrore, l’avversione da parte di chi si sente invaso? Aiutano, tutelano e poi nascondono le stragi compiute nel nome del loro commercio, taciute dai media asserviti al potere.
Nutrono la morte e il demone nero della menzogna.
Investono nell’odio per poter dominare.
E creano l’odio per poterlo combattere quando sarà opportuno.
Come tutti gli eserciti, come la storia sempre ci insegna.
Così era e così forse sempre sarà.

Perché chi domina scrive la storia, storpiando le parole, storpiando quella verità con cui si nutrono le folle oppure diffondendo messaggi di quei nemici che forse nemmeno sono tali.
Da sempre è stato così.
L’importante è avere un pretesto e vittime innocenti da massacrare se necessario.
Cento dei loro per uno dei nostri.
Equo.

E noi li adoriamo, li veneriamo e li benediciamo in attesa della nostra ricompensa: un’ostia benedetta di petrolio e sangue straniero.
Un calice traboccante di vino nero.
L’occasione per ricostruire ciò che distruggiamo, per salvare chi condanniamo.

Nemmeno ce ne accorgiamo ma ogni giorno dimentichiamo chi siamo, uccidiamo il messaggio di quel Dio morto in croce, di quel Dio crocifisso nato bambino in quelle terre martoriate.
Svalutiamo noi stessi importiamo feste che con noi, aprite gli occhi, non c’entrano niente!

350 miliardi, in dollari, la prima rata per dominare il mondo
Pochi miliardi per creare false tensioni e muovere l’economia dei ricchi.
Nascono nuove idee e tecnologie sulle ingiustizie mentre 1 euro invece è il costo di una protesi.
Un braccio o una gamba per uno di quei bimbi terroristi che minacciano l’economia mondiale, vittime di lor stessi, nel posto sbagliato in pochi istanti di giustizia globale.
Istanti, minuti, giorni di libertà e democrazia elargita mentre scompaiono i segni di decenni di angherie, di condanne o le tracce di quei marchi che investono in dolore dietro a volti sorridenti e mani aperte al dono solidale.

Il mercato più vantaggioso si patteggia con la morte.
Ed è sui campi di battaglia che si sceglie il futuro della nostra identità mondiale.

Data di creazione : 27 febbraio 2007
Ultima modifica : 27 febbraio 2007

Note: rivisitazione dell’omonimo testo in versi del 2004 scritto a partire dalla lettura di alcune parti del libro “Non in nostro nome”

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